VIDEO | Parlano i direttori dei reparti di Rianimazione dell'ospedale Pugliese e del policlinico: «La situazione è critica, il numero dei ricoveri non scende». L'invito è di vaccinarsi senza timore
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Resta inesorabilmente sopra la soglia di allerta l'indice di occupazione dei posti letto di Terapia intensiva in Calabria. Un trend che nelle ultime settimane è risultato in costante crescita attestandosi oggi al 33%. Non meno allarmante è la percentuale di occupazione dei posti letto di area medica, ormai da settimane al di sopra della soglia critica (48%) fissata dal ministero della Salute al 40%.
La pressione sugli ospedali
Resta, dunque, altissima la pressione assistenziale sugli ospedali; peraltro, testimoniata da chi da oltre un anno è impegnato in una guerra di trincea contro il covid. «All'azienda universitaria la situazione è critica» spiega il direttore dell'unità di Terapia Intensiva del policlinico di Catanzaro, Federico Longhini. «La rianimazione è piena, con tutti i posti letto disponibili occupati ormai da circa un mese». La Terapia intensiva universitaria conta su una dotazione di 6 posti letto ma con la possibilità di impiegare il macchinario Ecmo che consente una ossigenazione extracorporea del sangue. Ma è al limite della saturazione anche la Rianimazione Covid dell'ospedale Pugliese Ciaccio di Catanzaro. «Nelle ultime due settimane e mezzo abbiamo registrato un incremento» conferma il direttore della Terapia intensiva, Maria Laura Guzzo. Il reparto è dotato di 16 posti letto, di cui 13 occupati.
Ricoveri da altre province
«Si tratta di pazienti che provengono sia dal reparto di Malattie infettive del nostro ospedale - prosegue il primario - ma anche da altri ospedali limitrofi». La rete assistenziale si dimostra ancora una volta piuttosto lasca e i due centri hub catanzaresi diventano così la valvola di sfogo per gli altri ospedali. Richieste di ricovero provengono quotidianamente da tutta la Calabria ma all'ospedale Pugliese è altissima la percentuale di ricoveri di pazienti in arrivo sopratutto da Vibo Valentia e Corigliano Rossano; anche da Crotone, Cosenza e Reggio Calabria. A confermarlo anche il primario del policlinico: «Abbiamo notato un aumento di richieste dalle altre Terapie intensive della regione con cui collaboriamo, soprattutto per il trattamento Ecmo. Confrontandomi con i colleghi ho avuto la percezione di una situazione preoccupante».
Quarantenni in prognosi riservata
Già tra i ricoveri in area medica, era emerso un progressivo abbassamento dell'età dei pazienti. Una circostanza che ricorre anche nelle Terapie intensive con contagiati giovani ma in gravi condizioni di salute. «È una situazione resa ancora più critica se si pensa che la popolazione attualmente ricoverata ha un'età media di circa 40 anni. Abbiamo in trattamento 3 pazienti con trattamento di circolazione extracorporea e in questo quadro ha certamente influito la diffusione della variante inglese. Già si sapeva che era più virulenta e più infettiva e da degli ultimi dati a nosta disposizione in letteratura è una variante che genera una patologia più severa e che mette in serio pericolo di vita anche i giovani. Infatti abbiamo casi di pazienti in prognosi riservata, un quadro assai differente rispetto la prima e la seconda ondata».
«È importante vaccinarsi»
Un trend che non appare, tuttavia, in fase di arretramento: «Noi naturalmente non possiamo che augurarci che tutto vada per il meglio - auspica il primario dell'ospedale Pugliese - ma allo stato non registriamo un decremento nei ricoveri, soprattutto, a causa dell'alto tasso di affluenza di pazienti da altre province che non ci permette di percepire un miglioramento». Da qui l'esortazione a ad abbandonare ogni reticenza e vaccinarsi: «Dispiace vedere una paura diffusa nella popolazione - incalza il professor Longhini - del resto immotivata sulla base dei dati presenti in letteratura. Il mio invito alla popolazione è quello di vaccinarsi e di non aver paura. Il vaccino è oggi l'unica arma a nostra disposizione per non contagiarsi ma soprattutto di non sviluppare malattie e di non dover incorrere in un ricovero in ospedale e in terapia intensiva».