Il polo oncologico catanzarese ha accumulato debiti per decine di milioni di euro verso dipendenti e fornitori. Gli avvocati Ioppoli e Verri ottengono il primo spiraglio dalla Corte dei diritti dell’uomo. In caso di condanna dovrà essere lo Stato a pagare
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La Corte di Strasburgo offre finalmente alle centinaia di creditori della Fondazione Tommaso Campanella la speranza di essere pagati. L’ex polo oncologico catanzarese "deceduto" per le cronache il 6 ottobre del 2014 grazie ad una chirurgica operazione di messa in liquidazione, ma nei fatti ancora vivo per chi risulta iscritto nell'elenco dei creditori.
La buona notizia per tantissimi calabresi, arriva dagli avvocati che hanno predisposto il ricorso presso l’alto organismo indipendente dei diritti dell'uomo, organo giurisdizionale internazionale, istituito nel 1959 dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali.
Gli avvocati Salvatore Ioppoli e Francesco Verri (che a Crotone, dal primo settembre scorso è tra i riferimenti italiani dello Studio Ontier), riferiscono che il ricorso è stato dichiarato ricevibile dalla Corte Europea. E ricevibile, specificano, significa non manifestamente infondato. Il prossimo passo potrebbe essere quindi la condanna dello Stato a pagare al posto della Fondazione, insolvente.
È bene rammentare come la Fondazione Campanella ha accumulato un debito di decine di milioni di euro verso dipendenti e fornitori. Molti professionisti hanno assistito per mesi i pazienti dell’ospedale, aspettando, invano, di ricevere lo stipendio, fino alla conclusione più triste e dolorosa: la perdita del posto di lavoro. A nulla, da dieci lunghi anni, sono valse le azioni giudiziarie intraprese davanti ai giudici nazionali. Le casse vuote della Fondazione hanno impedito il pagamento dei debiti.
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A dicembre del 2023, però, poco meno di cento ex dipendenti della Fondazione Campanella hanno presentato ricorso alla Corte Europea dei diritti dell’Uomo. Attraverso gli avvocati Ioppoli e Verri, hanno chiesto alla Corte Strasburgo di accertare la violazione del diritto di proprietà e del diritto al giusto processo visto che in Italia tutti i provvedimenti giudiziari sono rimasti lettera morta. Poiché la Fondazione, costituita a suo tempo da Regione Calabria e Università, è un organismo di diritto pubblico, in base ai precedenti del Tribunale internazionale, è lo Stato centrale a dover intervenire, pagando i debiti sotto forma di risarcimento dei danni patrimoniali.
Dopo appena due mesi dall’introduzione del ricorso, siamo già a una prima svolta. Dichiarando ammissibile la domanda, la Corte ha promesso che se ne occuperà presto, partendo da un primo giudizio di non manifesta infondatezza. «É il primo importante passo di un cammino che potrebbe condurre, dopo anni di ingiustizie e amarezze, al soddisfacimento dei diritti di centinaia di persone», sottolineano i legali a cui però chiediamo anche, se e come il riconoscimento di queste responsabilità da parte della Corte Europea, potrebbe innanzitutto aprire tutta un’altra serie di richieste di risarcimenti avverso partecipate e propaggini varie degli enti locali che sono falliti, o ancora peggio, vengono fatte fallire per ragioni, spesso, esclusivamente “politiche”: «Per Strasburgo, in base a numerosi precedenti, partecipate e persino enti locali non esistono - specificano gli Avvocati Francesco Verri e Salvatore Ioppoli-, per la Corte esiste solo lo Stato italiano, tanto che il nostro ricorso non è contro la Regione Calabria, socio fondatore della Fondazione Campanella, ma contro lo Stato italiano che, da dati di Confcommercio, è debitore, ad oggi, per oltre 50 miliardi di euro, per fatti simili a quelli che riguardano i creditori e i dipendenti dell’ex polo oncologico catanzarese».