Le uscite sono maggiori delle entrate e le scritture contabili sono falsate dalla difficoltà a riscuotere i crediti vantati nei confronti degli enti locali. È un quadro a tinte fosche il giudizio emesso dalla sezione regionale di controllo della Corte dei Conti sul rendiconto 2018 della Regione Calabria. I giudici contabili hanno infatti spulciato nel documento finanziario redatto alla Cittadella e ne è emersa una fotografia con poche luci e molte ombre. L'analisi che ha riguardato la gestione del fondo di cassa ha fatto emergere una consistente quota di pignoramenti: 111 milioni di euro su un totale di 428 milioni di euro. Un fenomeno definito dal giudice referendario Stefania Anna Dorigo "patologico". Risultano essere 6.700 gli atti di esecuzione nei confronti della Regione, alcuni risalenti al 1999. «Questa gestione inefficiente - ha annotato il giudice - drena risorse alla comunità. Un quarto di fondi liquidi non sono infatti disponibili, un lusso che la Calabria non può permettersi».

 

Crediti non riscuotibili

Allarmante anche la mancata corrispondenza tra le scritture contabili della Regione e quelle degli enti locali, laddove questi risultino debitori. La Cittadella vanta crediti per svariati milioni di euro per il servizio di rifiuti e per quelloo idrico, crediti tuttavia di incerto recupero ma ugualmente inseriti tra i residui attivi. "Valga per tutti l'esempio del credito che la Regione vanta per la fornitura del servizio idrico nei confronti dei Comuni" scrive il presidente della sezione Vincenzo Lopresti. «Tale credito nel rendiconto oggi in esame è stato riportato come residuo attivo in misura pari a euro 266.620.466. Tuttavia da un'indagine svolta dalla sezione sui bilanci dei Comuni debitori è emerso che gli stessi non riportano o riportano solo in parte il corrispondente debito».

 

La spesa monstre per il personale

Tra i mostruosi costi sostenuti dalla Regione vi è quello per il personale distribuito nella galassia delle società partecipate e degli enti strumentali. Infatti, a fine 2018, l'organico dei dipendenti regionali è pari a 3.214 unità per una spesa complessiva di 117.391.830 euro. I costi del personale appartenente agli enti partecipati e strumentali nel medesimo anno è stato invece di 287.136.811 euro. È da evidenziare l'enorme peso su tale voce di costo, che ha il cosiddetto del personale forestale: in base alle risultanze dell'istruttoria condotta dalla Sezione, è emerso che l'ente strumentale Calabria Verde nell'anno 2018 ha nel complesso 4.476 dipendenti quasi tutti a tempo indeterminato per una spesa totale di 138.265.930 euro. Il Parco Regionale delle Serre impiega invece 39 operai forestali a tempo indetreminato per una spesa annua pari a 10.679.75 euro. Ci sono inoltre undici Consorzi di Bonifica che nell'anno 2018 assorbono nelle dotazioni organiche complessivamennte 2.271 unità per un costo totale tra impiegati e operai forestali pari a 73.516.636 euro.

 

23 milioni di spesa legale 

Spicca infine il costo sostenuto per le spese legali dalle aziende sanitarie e ospedaliere regionali: 23 miloni di euro «che costituisce chiaro indice delle inefficienze dell'amministrazione» annotano i giudici. «È evidente che se i pagamenti fossero stati tempestivi tale somma avrebbe potuto essere destinata ad incrementare le prestazioni sanitarie piuttosto che come avvenuto a compensare i creditori. Se la pubblica amministrazione onorasse i propri debiti ciò costituirebbe un volano per lo sviluppo economico. I debiti non vanno nascosti tra le piaghe delle scritture contabili - ha ammonito il giudice - come la polvere sotto il tappeto ma vanno fatti emergere e saldati anche a costo di ridurre quella parte della spesa corrente che non sia espressamente destinata al pagamento delle spese dell'ente».

 

La gestione del Por

Finito sotto la lente dei giudici anche la gestione dei fondi comunitari. Le spese supportate dal Por Calabria 2014/2020 sembrano tenere un ritmo serrato: a livello complessivo il programma registra impegni per oltre 800 milioni di euro e pagamenti per 461 milioni. Va però evidenziato che molti dei progetti finanziati sono non nativi Por ossia collegate ad opere già iniziate ma non terminate, che possono essere ammesse a finanziamento con fondi comunitari in quanto coerenti con il programma. Il rischio collegato ai progetti non nativi Por è quello di violare la normativa comunitaria e ricadere nel finanziamento di progetti "retrospettivi" ossia già realizzati. 

 

Luana Costa