In un ristorante in provincia di Catanzaro viene stretto il patto tra Sculco, Adamo e Oliverio. Quest'ultimo aspirava alla ricandidatura alla Regione e avrebbe assicurato un posto a Flora Sculco, figlia dell'ex consigliere regionale. Adamo invece puntava al sostegno per la moglie
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È al ristorante “U Nozzularu” che sarebbe stato siglato l’«accordo politico affaristico» tra i cosentini e i crotonesi volto a «creare una osmosi sinergica tra diversi territori». Il patto che trae il nome dal ristorante nella provincia di Catanzaro in cui si sarebbero incontrati nel settembre del 2018 Mario Oliverio, Seby Romeo, Nicola Adamo, Vincenzo Sculco e Giancarlo Devona ricorre nelle carte dell’inchiesta Glicine che ha portato la Dda alla formulazione di una accusa di associazione a delinquere nei confronti dei presunti sottoscrittori di quel patto.
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L'appoggio elettorale
Tutti – secondo l’ipotesi dell’accusa – avrebbero avuto un immediato vantaggio personale: l’ex presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, avrebbe ottenuto l’appoggio da parte di Seby Romeo e Vincenzo Sculco nelle elezioni regionali che si sarebbero disputate nel novembre del 2019 in cambio della candidatura della figlia Flora. Tutto sotto la «regia di Nicola Adamo, vera e propria componente significativa (per quanto priva di incarichi politici istituzionali), e la presenza di Giancarlo Devona, che avrebbe consentito il costante raccordo tra la sponda crotonese e quella regionale».
«Io ho mia moglie, tu tua figlia»
L’interesse dell’ex consigliere regionale Nicola Adamo a partecipare al patto sarebbe stato esemplificato dalla stessa Flora Sculco in una conversazione intercettata dagli investigatori della Dia: «Ma mio padre lo sa, mica è scemo. Tant'è che lui cosa ha detto Nicola (Adamo, ndr) a mio padre. Senti io ho mia moglie (Enza Bruno Bossio ndr, non indagata), tu a tua figlia (Flora Sculco ndr). Cioè per dire tu devi votare a tua figlia, io devo votare mia moglie. Quindi, dobbiamo per forza trovare un accordo».
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Il patto de "U Nozzularu"
La conversazione risale all’aprile del 2017 ma già si studiavano le possibili formazioni politiche. E le trattative si sarebbero poi condensate nel ribattezzato patto de “U Nozzularo”, lo si evince dalle informative redatte dalla Dia che in una prima fase ha svolto le attività di indagine. «Il ruolo di Sculco – si legge nelle carte dell’inchiesta – era visto come fondamentale nel territorio di Crotone. E infatti, le indagini hanno dimostrato come questi avesse una capacità penetrativa negli enti territoriali, degli enti locali e società partecipate».
La testa del direttore generale
Non solo un patto politico. Secondo l'ipotesi della Procura, l’alleanza sarebbe stata «solamente un mero tessuto connettivo, su cui si innestava un sottostante patto scellerato volto a commettere una sequela di reati contro la pubblica amministrazione». Prova ne sarebbe uno degli argomenti all’ordine del giorno nella serata conviviale trascorsa nel ristorante della provincia di Catanzaro: la testa dell’ex direttore generale dell’Asp di Crotone, Sergio Arena.
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Il manager sgradito
Il manager sarebbe stato sgradito proprio a Vincenzo Sculco che attraverso Giancarlo Devona avrebbe fatto pressing su Mario Oliverio per ottenere un cambio al vertice dell’azienda sanitaria. In una conversazione telefonica intercettata sarebbe stato lo stesso Sculco a riportare il tenore della conversazione intercorsa nella famosa cena: «Mi hai circondato di nemici a Crotone – avrebbe raccontato ad un dirigente dell’Asp nei giorni successivi -. Se vuoi che io adesso ti faccia la regia per le prossime elezioni regionali puliscimi il territorio» avrebbe intimato ad Oliverio riferendosi al manager indesiderato.
Le condizioni
Non dissimile nei toni le conversazioni in auto tra Vincenzo Sculco e Giancarlo Devona al rientro a Crotone dopo il convivio. Sul tavolo la duplice questione dell’appoggio elettorale e della rimozione del direttore dell’Asp: «La vicenda di Arena per me è fondamentale» avrebbe chiarito ribadendo le condizioni per garantire «appoggio alla maggioranza di governo in Regione attraverso la figlia consigliere, ma anche e soprattutto l'appoggio elettorale alla ricandidatura del presidente alle future elezioni regionali previste per l'anno successivo».
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La musica deve cambiare
«Deve fare i cambiamenti lui, deve dare segni di una discontinuità, che cambia la musica». Discontinuità che sarebbe passata «anche dalla rimozione del direttore generale dell'Asp crotonese Arena del quale Sculco chiedeva da tempo la sostituzione o quantomeno un cambio di passo, intendendo una maggiore permeabilità alle sue "richieste" in merito alla gestione dell'Asp» si legge nelle carte dell'inchiesta.
Il manager gradito
La figura proposta per la sostituzione al vertice, dopo le dimissioni di Arena, sarebbe stato Antonello Graziano (non indagato nell'inchiesta) ma nominato commissario straordinario. Contestualmente alla designazione sarebbe stata aperta la selezione per l’individuazione della figura di direttore generale: «Sì, per questo la stiamo aprendo. Anche per mettergli un po' [inc] al culo che se uno non risponde» spiega Devona a Sculco descrivendo i termini della strategia che sarebbe servita: «per avere la garanzia che tali commissari, una volta nominati, poiché aspiranti al posto di direttore generale in quanto partecipanti a tale selezione rispondessero alle richieste che gli fossero state fatte».
Non devono procurare un po' di voti?
I due avrebbero poi passato in rassegna - intercettati - i possibili profili da affiancare al nuovo commissario in funzione di direttore sanitario e direttore amministrativo concludendo: «Li proviamo tutti qua. Devono funzionare, devono procurare, non devono procurare un po' di voti? Sì o no?» domanda Sculco e Devona: «Eh, eh visto che sto lavorando io a questa cosa, a me lo dici?» accennando ad una risata.