Nel passato di sangue di Matteo Messina Denaro non c’è solo la morte del piccolo Giuseppe Di Matteo, rapito, ucciso e sciolto nell’acido a 11 anni dopo 779 giorni di prigioniaC’è anche la morte della piccola Nadia Nencioni, uccisa dalla bomba di via dei Georgofili, a Firenze, nella notte fra il 26 e il 27 maggio 1993.

Aveva 9 anni Nadia, non sapeva nulla di mafia e di strategia stragista, di Totò Riina e di Messina Denaro. Ma sapeva scrivere poesie. Ne aveva scritta una a scuola e l’aveva intitolata Il Tramonto: “Il pomeriggio se ne va / Il tramonto si avvicina / Un momento stupendo / Il sole sta andando via (a letto) / È già sera, tutto è finito”.

Era notte fonda quando la sua brevissima vita finì: l’autobomba imbottita con oltre due quintali di tritolo da Cosa Nostra esplose nella strada uccidendo lei, la madre Angela Fiume, il padre Fabrizio e la sorellina Caterina di appena 50 giorni. A perdere la vita fu anche uno studente di architettura di 22 anni, Dario Capolicchio, mentre 41 persone rimasero ferite.

L’operazione che ha portato ieri alla cattura del superboss aveva un nome in codice: “Tramonto”, come la poesia di Nadia che i Ros hanno incorniciato e appeso al muro nella caserma dove l’ex latitante è stato portato dopo l’arresto, ancora avvolto dal suo montone griffato da migliaia di euro.

A Nadia i carabinieri avevano promesso la sua cattura, sotto la sua calligrafia da bimba l’hanno fatto sedere. E qui, il boss che da trent’anni sfuggiva alla giustizia e agli ergastoli che gli erano stati inflitti in contumacia, ha preso anche lui carta e penna per scrivere un breve messaggio su un foglietto: «I carabinieri del Ros e del Gis mi hanno trattato con grande rispetto e umanità». Umanità che a Nadia e alla sua famiglia non è stata riservata.