In ballo non c’è solo il trasferimento di competenze dai comuni a Sorical per la gestione del servizio idrico integrato. Con il ricorso proposto al Tar da ben dodici municipi del crotonese si solleva anche una eccezione di incostituzionalità di parte della legge regionale costitutiva di Arrical, l’ente di governo che a regime dovrà sovraintendere la gestione del ciclo integrato delle acque e dei rifiuti.

Incostituzionalità

Il ricorso, affidato all’avvocato Alfredo Gualtieri, chiama infatti direttamente in causa anche Sorical e Regione Calabria non solo per ottenere l’annullamento del cronoprogramma per il subentro nelle funzioni ma anche per accertare in parte l’incostituzionalità della legge regionale che si porrebbe in contrasto con l’articolo 117 e 119 della Costituzione.

Autonomia finanziaria

In particolare, quest’ultimo statuisce l’autonomia finanziaria di entrata e di spesa dei Comuni che, nel caso di specie, verrebbe ad essere intaccata dalla norma che prevede, invece, il subentro immediato di Sorical nella riscossione dei tributi per il servizio idrico integrato in sostituzione delle amministrazioni locali.

Transizione a metà

Il casus belli risiede nella transizione a metà: «La legge della Regione Calabria 10/2022 prevede, all’articolo 18 bis, che il gestore unico del servizio idrico integrato individuato in Sorical subentri immediatamente, ovvero a decorrere dal 1 gennaio 2023, nella riscossione della tariffa ai gestori attuali, i Comuni i quali, nelle more di essere assorbiti secondo le modalità dettate dal cronoprogramma, continuano a gestire l’intero servizio idrico integrato affrontandone tutti i costi e le annesse responsabilità».

Manca la copertura delle spese

«La conseguenza immediata della previsione per tutti i comuni, attuali gestori del servizio è data dal fatto che senza la riscossione della tariffa, dall’1 gennaio 2023, non hanno più la copertura di costi del servizio per cui, stante così le cose, devono obbligatoriamente farsene carico nei propri Pef del servizio idrico integrato per l’anno 2023» si legge nel ricorso proposto dai comuni di Crotone, Santa Severina, Isola di Capo Rizzuto, San Mauro Marchesato, Strongoli, Mesoraca, Petilia Policastro, Rocca di Neto, Rocca Bernarda, San Nicola dell’Alto, Cutro e Cotronei.

Potestà esclusiva dello Stato

Da qui deriverebbe, quindi, la violazione dell’autonomia finanziaria, ma non solo. La legge regionale «se non correttamente interpretata non è conforme neppure all’articolo 117 della Costituzione». L’affidamento della gestione del servizio idrico integrato apparterebbe alla potestà legislativa esclusiva dello Stato: «Il legislatore della Regione Calabria, quindi, ha debordato dalle proprie competenze, in relazione ai principi dettati dal legislatore statale mediante il D.Lgs. 152/2006 in tema di unicità della gestione e di divieto di subentri frazionati».

Accollo dei costi

Lo stesso decreto legislativo violato, secondo i ricorrenti, per eccesso di potere: «Il gestore unico regionale non può escludere dalla gestione del servizio idrico integrato pezzi del sistema e subentrare soltanto in alcuni di essi, quali la bollettazione e la riscossione della tariffa, lasciando la gestione dell’intero servizio idrico integrato ai Comuni che, conseguentemente, ne devono sopportare i costi. Il cronoprogramma della fase preliminare pone, quindi, in essere delle fasi suscettibili di ledere la sfera giuridica degli interessi di riferimento».

Che fine fanno i debiti?

Ma non è l’unico aspetto controverso e contestato. All’articolo 7 e all’articolo 8 il cronoprogramma disciplina anche le modalità di definizione dei debiti contratti dai comuni nei confronti di Sorical per le forniture d’acqua e i rapporti con i consorzi che, ad esempio, nel crotonese gestisce il servizio idrico. «Sono tutti un coacervo di oneri a carico dei Comuni i quali devono impegnarsi a rispettare i relativi piani di rientro, concordati con Sorical» si legge nel ricorso.

Il caso consorzi

Nel caso in cui, i piani di rientro non fossero rispettati Sorical «può trattenere sull’incassato 2023 anche le quote della rata annuale scaduta e non pagata dal Comune» mentre per i consorzi o enti totalmente partecipati dagli enti locali «al fine di interrompere l’ulteriore peggioramento della situazione dei crediti, può essere stabilita l’acquisizione immediata di tutta la gestione del servizio idrico integrato, valutando le modalità di trasferimento e comunque escludendo il trasferimento di debiti e crediti pregressi».

O tutto o niente

Ciò comporta una violazione del decreto legislativo 152/2006 il quale dispone che «il gestore del servizio idrico integrato subentri nella gestione assumendone tutti i relativi oneri ed obblighi, sia per quanto attiene all’attivo (e dunque, la riscossione della bolletta e dei crediti) sia per quanto attiene al passivo (e dunque, ad esempio, i mutui e i costi/debiti afferenti alla gestione del servizio medesimo)».

I debiti in pancia ai Comuni

«Il cronoprogramma adottato, in particolare, prevede in capo al gestore unico le sole “attività”, escludendo le “passività”, che rimarrebbero in capo ai Comuni e ai gestori uscenti, in palese violazione della normativa statale». È proprio per questa ragione che anche Congesi, il consorzio che gestisce il servizio idrico nel crotonese, ha proposto ricorso al Tar affidato all’avvocato Gaetano Liperoti. L’ente consortile vanta debiti per diversi milioni di euro nei confronti di Sorical che potrebbero rimanere in pancia ai comuni parte del consorzio.