Su Diamante torna ad aleggiare l'ombra della camorra. È quanto riporta una ordinanza cautelare firmata dal gip del tribunale di Napoli, Isabella Iaselli, il cui stralcio è stato pubblicato dal giornale "Le cronache della Campania". «Il boss Pasquale Cristiano - si legge -  aveva riciclato i proventi illeciti anche attraverso un autonoleggio e con l’acquisto di una villetta a Diamante, in Calabria, intestata a una società svizzera».

Il legame tra camorra e Riviera dei cedri

Da sempre la zona dell'alto Tirreno cosentino è considerata la secondo patria della camorra, grazie ai facoltosi esponenti della criminalità organizzata campana che acquistano case e palazzi, dove poi vanno a vivere per molti mesi all'anno, soprattutto d'estate. La cronaca, negli anni, ci ha raccontato di latitanti e temibili boss trovati a vivere con le famiglie in appartamenti lungo il litorale tirrenico. Non sono mancati gli episodi drammatici e talvolta vere e proprie faide tra clan consumate all'ombra dell'isola Dino e di tanti altri luoghi simbolo di una delle coste considerate tra le più belle di Italia.

La cronaca, ancora, ci ha raccontato di come i camorristi, al riparo da ogni cosa, nelle loro dimore calabresi gestissero affari milionari legati allo spaccio di droga, all'usura e al riciclaggio. Anche in questo caso, secondo la gip Iaselli, il boss Pasquale Cristiano avrebbe impiegato il denaro sporco in attività apparentemente lecite, come quello dell'acquisto di una casa che affaccia sul mare di Diamante.

L'operazione

Pochi giorni fa l'inchiesta della procura di Napoli ha portato all'arresto di 27 persone legate all'organizzazione 167, un gruppo criminale che prende il nome dal medesimo rione di Arzano e che negli ultimi tempi si è fatto largo negli ambienti della camorra conquistando potere e consenso. Tra le persone indagate, c'è anche Pasquale Cristiano, che la Dda ritiene sia all'apice della struttura.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, aveva fortemente investito su un giovane cantante neomelodico, che non risulta indagato, il quale in cambio del finanziamento per la registrazione di un disco gli avrebbe versato sistematicamente una percentuale sugli incassi per le partecipazioni a feste e ricevimenti.

Tutti i proventi illeciti, poi, sarebbero stati investiti in attività apparentemente immacolate, per non destare il sospetto. Tra queste, appunto, l'acquisto di una villetta a Diamante intestata a una società con sede legale in Svizzera, ma per gli inquirenti riconducibile all'indagato.