«La stella l’hanno persa pure Cracco e Sadler, vuol dire che ce ne faremo una ragione». Concetta Greco, titolare con il marito del ristorante Lapprodo di Vibo Marina, prende con filosofia la bocciatura della Guida Michelin 2018, che ha escluso dal suo Pantheon il locale vibonese. Passano così da 5 a 4 i ristoranti stellati presenti in Calabria, tutti comunque attestati al gradino più basso della scala d’eccellenza che prevede un massimo di 3 stelle, riconoscimento che in Italia possono vantare soltanto in 9, su un totale di 365 locali stellati.

 


«All’inizio ci siamo rimasti male - ammette Greco -, anche perché nulla è cambiato nella gestione e nella ricerca delle materie prime rispetto allo scorso anno. Anche lo chef, Agostino Bilotta, è lo stesso. Dunque non ci spieghiamo cosa abbia determinato questo declassamento. Ma il dispiacere è andato via in fretta. Abbiamo altre priorità su cui concentrarci. Dicono che la crisi sia passata, ma in Calabria le imprese ancora arrancano e devono fare i conti con problemi molto più gravi di una stella persa».

 


Intanto, però, mentre Lapprodo suo malgrado si rassegna a non brillare per quest’anno nella bibbia dell’alta cucina, c’è chi quella stella confermata se la coccola. Si tratta dei ristoranti Antonio Abbruzzino di Catanzaro, Gambero Rosso di Marina di Gioiosa Jonica, Dattilo di Strongoli (Crotone) e Pietramare di Isola Capo Rizzuto (Crotone), quest’ultimo entrato in classifica proprio lo scorso anno.

 


La 63° edizione della Guida Michelin ha ribadito il primato gastronomico dell’Italia, preceduta soltanto dalla Francia. La Lombardia si conferma la regione più “brillante” con 63 ristoranti stellati, seguita dalla Campania (41) e dal Piemonte (40). Multipli di dieci rispetto ai soli 4 ristoranti calabresi che possono ostentare sulla porta d’ingresso l’ambitissimo riconoscimento. Tutto sommato strano per una regione che fa della tradizione gastronomica e della cucina uno dei suoi maggiori punti di forza, anche in chiave turistica.