«Non fu la difesa, ma la stessa procura generale a chiedere per Massimiliano Sestito gli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico». Lo ha detto all'Agi l'avvocato Salvatore Staiano che con il collega Domenico Foti difende in Cassazione il pregiudicato 52enne legato alla 'ndrangheta, evaso nei giorni scorsi dalla sua abitazione di Pero, nel Milanese, dove era ai domiciliari dopo l’ergastolo cominatogli in appello per l’omicidio del boss Vincenzo Femia, avvenuto a Roma nel 2013. Per un altro omicidio, quello dell’appuntato dei carabinieri Renato Lio, avvenuto la notte del 20 agosto del 1991 a Soverato, Massimiliano Sestito è già stato condannato a 30 anni di reclusione. Domani Sestito sarebbe dovuto comparire in Cassazione per l'udienza relativa all'omicidio Femia.

Staiano ha anche annunciato che, con l'avvocato Foti, chiederà l'annullamento della condanna per l'omicidio Femia. «Non credo tecnicamente - ha spiegato - che Sestito sia coinvolto in questo delitto». Dell'omicidio del carabiniere Lio, il legale non intende parlare. «Sono stato chiamato a rappresentare Sestito, per la prima volta, nel processo in corso. Non posso parlare del suo passato», dice.

L'istanza della procura generale risale al 22 maggio dello scorso anno, mentre l'ordinanza della Corte d'assise di Roma, riguardante Sestito e il coimputato Francesco Pizzata, è del 1 giugno successivo. La Corte d'assise d'appello della capitale, nel dispositivo, rileva che «esistono elementi concreti che giustificano l'applicazione degli arresti domiciliari con lo strumento del contenimento del braccialetto elettronico» non solo «con riferimento al contesto mafioso di appartenenza degli imputati e alla gravità dei fatti contestati» ma anche «dai gravi indizi di colpevolezza nel caso di specie fondati sulla pronuncia di questa corte in data 27 ottobre 2021 (condanna all'ergastolo in appello, ndr)».

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Da qui l'applicazione dal 12 gennaio scorso a Massimiliano Sestito, fino ad allora detenuto nel carcere di Terni, degli arresti domiciliari a Rho (Milano), località dalla quale l'uomo si è allontanato il 30 gennaio scorso manomettendo il dispositivo di controllo elettronico. Sestito, considerato affiliato alla cosca catanzarese "Iozzo-Procopio-Chiefari", era già fuggito nell’agosto 2013 durante un permesso premio. La Squadra mobile di Roma lo aveva catturato un mese dopo mentre si trovava in spiaggia a Palinuro (Salerno).