Durante l'incontro moderato dal giornalista di LaC Pasquale Motta, l'ex governatore ha parlato della vicenda giudiziaria che l'ha coinvolto: «È stata una sentenza politica, ho pagato per colpe non mie e ora voglio ripulirmi dal fango»
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Sala conferenze affollata per la presentazione di "Io sono libero", il libro testimonianza di Giuseppe Scopelliti, ex presidente del Consiglio regionale, ex governatore, ex sindaco di Reggio Calabria. Dopo aver scontato 4 anni e 7 mesi di carcere per falso atto pubblico a causa della vicenda legata alle autoliquidazioni della sua collaboratrice Orsola Fallara, poi suicidatasi, Scopelliti gira la Calabria per proclamare la sua innocenza ed 'incolparsi' solo di aver creduto ancora nel bene della regione, senza mirare invece a posti romani o europei.
All'incontro, moderato dal giornalista di LaC Pasquale Motta, hanno preso parte anche don Francesco Farina, direttore dell'ufficio pastorale della salute di Lamezia Terme, e Felice Foresta, avvocato e scrittore.
«Crediamo che i nemici siano la ndrangheta ed i suoi criminali - ha detto fra le altre cose Scopelliti - invece per me sono anche alcune frange dello Stato come del resto detto a chiare note dall'ex giudice Palamara nei suoi libri quando parla del mio caso. Io ed il mio gruppo abbiamo pensato di fare il meglio per questa terra ed invece a qualcuno non stava bene, ed hanno cominciato a demolirmi. Anche grazie ad alcuni giornalisti che si sono costruiti un successo nazionale sulle mie spalle. La mia bambina a 12 anni viaggiava con la scorta per le minacce che mi sono state rivolte. Ma io ho pagato - per colpe non mie - ma ho pagato ed ora sono un uomo che è libero e vuole ripristinare la sua credibilità e ripulirsi dal fango schizzato. La mia - ha aggiunto l'ex presidente della Regione - è stata una sentenza politica, tutti i maggiori docenti di diritto che ho interpellato per difendermi mi hanno rassicurato che mai si potevano ravvisare responsabilità oggettive come sindaco, eppure mi sono trovato in carcere».
«Vorremmo solo sapere - ha incalzato - qual è questo gruppo di potere in grado di decidere il destino delle persone passando sopra le loro teste e soprattutto sopra la democrazia. Altri poteri dello Stato hanno occupato il potere che era della politica».
Poi Giuseppe Scopelliti ha duramente attaccato il sistema riguardo la gestione dei detenuti. «Sono sempre stato al fianco di Nessuno tocchi Caino a prescindere dalle ideologie. Posso dirvi che all'interno delle carceri ci sono i delinquenti incalliti e quelli che si trovano dentro per piccoli reati o per sbaglio. Questi ultimi sono molto vulnerabili e l'anti-stato lì dentro fa i suoi proseliti. Anche per un semplice indirizzo di riferimento appena si torna liberi. Da lì le persone diventano parte del 'nemico'».
Infine un ultimo accenno alla politica. «Abbiamo costituito la ultima vera speranza di rinnovamento per la Calabria e per la mia città di Reggio - ha detto Scopelliti - e sono sempre tanti quelli che mi fermano chiedendomi di tornare. Ma io ho già preso la mia decisione di stare alla larga dalla politica, da questa politica che non fa nulla per amore della propria terra e tutto per denaro. Ho fiducia in Occhiuto comunque».