Uno scontrino lasciato cadere, una maschera tolta dal volto sotto una telecamera di video sorveglianza. Ma non solo. Sono tanti i passi falsi commessi dal ragazzo del racket, il ventenne fermato pochi giorni fa nell'ambito delle indagini sulla catena di atti intimidatori che hanno vessato imprenditori e commercianti per giorni. Grazie al lavoro della Scientifica, gli investigatori stanno pian piano ricostruendo la vicenda anche se non si sbilanciano, almeno ufficialmente, su quelle che potrebbero essere le commistioni con la 'ndrangheta. Di certo c'è che ora a curare le indagini è la Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro.


Giuseppe Galluzzi, incensurato, avrebbe perso uno scontrino mentre cercava di dare fuoco ad un'automobile nel cortile di una concessionaria. Non un semplice scontrino, ma quello per l'acquisto della felpa con cappuccio utilizzata durante le intimidazioni. Dai filmati delle telecamere di sicurezza del negozio da cui era stato emesso si è risaliti a lui. Così come è stato visto tramite altri filmati mentre, dopo aver tentato di bruciare un'auto in centro, a bordo del suo scooter si allontanava, scoprendosi il volto. Ma uno degli errori più gravi il giovane lo ha fatto nel lasciare a casa gli indumenti ancora sporchi di liquido infiammabile.


Poi, nei pressi di un parco, il ritrovamento della maschera utilizzata per coprire il viso e della pistola calibro 9 usata per sparare alla saracinesca delle poste private di piazza Mazzini. Dopo le prime ammissioni, il ragazzo si è avvalso della facoltà di non rispondere.

 

Tiziana Bagnato

 

 Il video che incastra Galluzzi