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L’attività lavorativa prosegue intensa e frenetica come di consueto. In questo cantiere situato nel territorio comunale di Zumpano, a un tiro di schioppo da Cosenza, entro la fine del 2018 sorgeranno 13 appartamenti di edilizia popolare, agevolata dall’intervento dello stato. A dirigere le operazioni c’è uno dei titolari dell’azienda, Andrea Lo Gullo.
Ieri all’apertura del cancello ha trovato una brutta sorpresa. Qualcuno aveva piazzato all’ingresso di questo improvvisato ufficio, ricavato all’interno di un container metallico, una bottiglia contenente liquido infiammabile con alcuni proiettili attaccati alla bottiglia stessa con del nastro adesivo. Una intimidazione in piena regola.
Da queste parti, è evidente, il problema del racket è tutt’altro che superato. Al contrario. La storia criminale dell’area urbana cosentina rivela una penetrazione profonda delle cosche all’interno del tessuto imprenditoriale con richieste estorsive dilaganti ma poco denunciate dalle vittime.
Lo Gullo, al contrario, lo ha detto subito ai carabinieri: «Già vent’anni fa ho subito una intimidazione analoga - rivela lontano dal microfono – Oggi come allora non intendo piegarmi». I militari dell’arma hanno già avviato le indagini a tutto campo. Lo sguardo concentrato sulle operazioni di scavo non tradisce i timori di una ritorsione che certamente albergano nell’animo dell’imprenditore. Restìo a clamori e riflettori, ha incassato la vicinanza di Unindustria e dell’Ance, l’associazione dei costruttori edili, di cui è dirigente, attraverso le dichiarazioni di Natale Mazzuca e di Giovan Battista Perciaccante.
«Stiamo combattendo - sostiene Mazzuca presidente di Unindustria Calabria - una battaglia estenuante. Quasi tutti i giorni siamo sottoposti a tensioni di varia natura. Il clima di insicurezza che respiriamo ci mortifica come cittadini e come imprenditori e ci sottopone a dure prove. Questi atti inqualificabili ci sviliscono. Tentano di indebolirci ma non arretreremo».
Gli fa eco Perciaccante, presidente Ance Cosenza: «E' un problema che ci riguarda tutti - sottolinea - perché non riusciremo a crescere e svilupparci se intorno al collo avremo il cappio stretto della cultura criminosa che distrugge quello che di buono si cerca di costruire, con fatica, impegno, sforzi personali e collettivi. Quello che bisogna fare nella direzione della legalità non è mai abbastanza e non dobbiamo abbassare la guardia. Occorre denunciare, impegnarsi quotidianamente al fianco delle istituzioni e delle forze dell'ordine - conclude il presidente di Ance Cosenza - realizzare iniziative anche nelle scuole dove si iniziano a formare le coscienze».
Un cordone di solidarietà fondamentale, perché in questi casi il nemico più temibile è la solitudine.
Salvatore Bruno