In mezzo alla tempesta giudiziaria a testa alta, ma con una paura che gli pesa nel petto: «Non mi spaventano le indagini, mi avviliscono, ma ho il terrore di essere ucciso». Nella lunga intervista concessa dall’avvocato Salvatore Staiano a Pietro Comito, andata in onda nella  seconda puntata del format di LaC Mammasantissima – processo alla ‘ndrangheta, il noto penalista di Catanzaro discute delle accuse che ha dovuto affrontare negli ultimi anni, uscendone indenne, delle maldicenze (anche di suoi colleghi) con le quali si è dovuto confrontare, delle indagini dell’antimafia contro le quali si è dovuto difendere.

L’intervista si concentra sulle accuse di corruzione che negli ultimi anni gli sono state mosse dal pentito Andrea Mantella e anche dall’ex giudice di Catanzaro Marco Petrini, poi ritrattate, fino in carcere per corruzione. Una vicenda, quest’ultima, sulla quale Staiano sembra nutrire forti sospetti: «Ci sono poteri assolutamente incontrollabili dietro Petrini».

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«Petrini? C'è qualcosa di strano in quello che è accaduto»

«Petrini – afferma Staiano all’inizio dell’intervista - era un buon magistrato, era un uomo intelligente ma c’è qualcosa di strano in quello che è accaduto». È un argomento, quello della stranezza della vicenda Petrini, che l’avvocato ripeterà a più riprese lungo la mezz’ora del botta e risposta con Pietro Comito. «Avevamo un rapporto di reciproca stima e di grande cordialità con Petrini – aggiunge Staiano - tanto è vero che l’ho voluto in alcuni convegni e non mi pento. Non eravamo, però, amici e non ci siamo mai dati del tu».

Agli atti delle indagini su Staiano, gli inquirenti annotarono una sfuriata del penalista all’interno dell’ufficio di Petrini, dove l’avvocato si lamentava col magistrato delle continue indagini alle quali era sottoposto da anni.

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«Il primo aprile del 2018 o 2019 – spiega Staiano - mi arriva una chiusura indagine da parte della distrettuale di Catanzaro. Indagine assolutamente legittima: Mantella dice che io ho commesso delle cose e la Dda non può occultare quelle dichiarazioni e procede in maniera assolutamente legittima anche se tardivamente, perché Mantella era stato sentito da quattro procuratori prima che avevano deciso di cestinare quelle dichiarazioni. Comunque parte questa indagine. Però di me si ero detto che sono un tossico dipendente, che corrompevo dei giudici, tra i quali lo stesso Petrini. Di questa cosa parlai con il procuratore Borrelli al quale dissi che mi ero rotto perché dicevano che io avevo un rapporto particolare con Petrini. Poi di me si disse che riciclavo i soldi della ‘ndrangheta reggina. Cioè mancava solo l’accusa di pedofilia».

In questo clima di continue accuse, Staiano irrompe nella stanza di Petrini: «Entro nella stanza di Petrini dove ci sono anche Commodaro, Cosentino (due magistrati ndr), degli stagisti e scopro anche la mia segretaria e gli dico che sono stanco di essere indagato da anni». Il penalista spiega, in sostanza, che se avesse avuto qualcosa da nascondere non avrebbe parlato di certi argomenti davanti a due magistrati e altre persone presenti in quel momento nella stanza del giudice Petrini.

La polizia giudiziaria scrisse che «Petrini ascolta passivamente sereno». «E cosa doveva dire Petrini? – sbotta Staiano - Era una giornata in cui avevo le palle frantumate e sono entrato dentro e ho detto “non ce la faccio più". Ma ragioniamo un secondo: se dovessi corrompere un giudice non lo incontrerei mai. Ma che sono uno stupido? E l’accusa più grave che mi hanno fatto è di essere un coglione. Se facessi una corruzione mi farei scoprire? Borrelli, che è un magistrato che spicca nella sua categoria, mi ha vivisezionato quando era alla procura di Catanzaro, legittimamente perché Mantella aveva cominciato a parlare male di me ed era corretto che indagasse. Quando scopro di essere indagato vado su tutte le furie e vado in procura a dire cosa state facendo, ma io non sapevo che un pentito stesse parlando di me».

Staiano e il giudice Valea

Le maldicenze sul conto di Staiano nel distretto di Catanzaro, però, non riguardavano solo Petrini, ma anche un altro magistrato Giuseppe Valea, ex presidente del tribunale del Riesame di Catanzaro.

«Ho difeso Valea, è vero, ma questo è successo 20 anni fa. Abbiamo avuto un grandissimo rapporto fino a un certo punto – ricorda l’avvocato – Quando Valea è stato mandato alle misure di prevenzione o al tribunale della Libertà, non ricordo, ho deciso di andare da Gratteri a dire che c’era questa diceria, che io avessi un rapporto strano con Valea e Gratteri mi ha risposto che sapeva che avevo difeso Valea e che non c’era nulla di straordinario».

Ma lei prima difende Valea e poi davanti al giudice Valea difende altri suoi assistiti – chiede Comito – Il giudice non avrebbe dovuto astenersi? «È perché avrei dovuto astenersi? – risponde Staiano - Se io vado a cena con un giudice, vuol dire che il giudice si deve astenere? Io ho un rapporto con Valea di estrema chiarezza e quello di cui ho parlato con Valea l’ho fatto davanti a suoi colleghi, di fronte alla distrettuale. E ripeto: di questa faccenda ho parlato anche con Gratteri. Io non mi posso difendere dalle ombre e dalle stupidaggini. Io sono sereno in quello che faccio, sono meno stupido di tanti altri difensori e quindi è naturale che susciti gelosia».

La vicenda Grande Aracri

Andrea Mantella in uno dei verbali accusò Staiano di avere comprato delle sentenze in favore del boss Nicolino Grande Aracri. «Mantella – attacca il penalista catanzarese – dice di avere appreso queste cosa da Grande Aracri, nel 2012 o 2013, nel carcere di Siano. Ecco, dal carcere di Siano scrivono che è impossibile che Mantella abbia incontrato Grande Aracri in quel carcere perché quest’ultimo c’è stato solo sei giorni in grande isolamento. Io sicuramente ero intercettato, glielo riferiscono, e quindi sposta l’incontro al 2007, ma si inguaia perché nel 2007 non c’erano processi su Grande Aracri. Io non sono preoccupato da tutte queste cose, ma avvilito. Non posso passare il tempo a difendermi da queste cazzate».

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Ma c’è stato un momento in cui ha avuto davvero paura di essere arrestato? «In passato ho avuto terrore non paura – spiega Staiano - nel momento in cui qualcuno venne a dirmi che in queste notti lei verrà arrestato. E allora io ero terrorizzato, ma non riuscivo a capire quale potesse essere la causa. Noi abbiamo controllato tutti i provvedimenti di Petrini, ma Petrini mi ha fatto delle sentenze mostruose di condanna e un giorno me lo disse in faccia: “Avvocato ci sono queste chiacchiere e io vorrei evitare”. E lei vuole evitare e mi condanna le persone? Faccio nome e cognome: Emilio Bartolotti che si è fatto forse 20 anni di carcere e lui mi viene a dire che forse io potevo vincere. A momenti lo prendevo a schiaffi. Ma tu sei un magistrato, come fai a condannare un uomo nel dubbio, solo perché non vuoi che in giro si dica che forse Staiano ti avvicina? Quando mi dissero che mi avrebbero arrestato sono rimasto due giorni sul divano con la porta aperta in attesa che venissero a prendermi. Ho cercato anche nei procedimenti di Valea, ma quanti rigetti ho avuto da Valea che non avrei dovuto avere. E Valea è un magistrato incorruttibile, lo pensavo anche di Petrini devo dire la verità, altrimenti non lo avrei portato nei convegni».

«Poteri incontrollabili dietro Petrini»

La storia di Petrini che si sarebbe venduto per poche migliaia di euro e qualche regalo non convince per niente Staiano e l'avvocato catanzarese torna sull'argomento. Lo dice a chiare lettere che qualcosa non quadra, ma non va oltre e spiega il perché.

«C’è qualcosa di molto più profondo nella storia di Petrini – argomenta l’avvocato - ma queste sono mie ipotesi suffragate da alcune intercettazioni salernitane, da alcuni accadimenti e non ne parlerò mai perché io voglio essere tranquillo e vivere. Ci sono poteri assolutamente incontrollabili dietro Petrini, di cui Petrini non si è mai avveduto e di cui forse se ne avvede ora. Petrini è stato geniale nella sua difesa, ma non è sua la difesa, qualcuno gliel’avrà suggerita ma non sono fatti che mi riguardano».

«Non posso difendermi da accuse assurde - continua a sottolineare Staiano - come quella di Petrini di averlo corrotto per una procedura di revoca di una confisca di un patrimonio dalla quale ero stato revocato anni prima, o da Mantella che dice che ho comprato i processi quando ancora i processi di Grande Aracri non c’erano. Sono cose ridicole. Il terrore l’ho avuto quando altri mi hanno portato in una situazione di terrore. La campagna mediatica mi ha spezzato la schiena per un certo periodo, ma là non avevo paura. Tanto è vero che io ho ripreso a difendere con i miei successi senza nessuna paura. Io difendo i miei clienti essendo pronto a morire per loro. Io sto difendendo in tutta Italia, io difendo avvocati, i giudici ancora mi vengono a chiedere consulenze e anche persone delle forze dell’ordine, in maniera assolutamente secretata, perché io non ho più intenzione di difendere giudici né rappresentanti delle forze dell’ordine. Ma se il mio potere fosse stata la corruzione, la conseguenza quale sarebbe stata? Staiano è bruciato, quello che faceva non lo può fare più, i miei clienti mi avrebbero abbandonato».

Non ha mai avuto scrupoli di coscienza in merito al suo lavoro? «Mai, l’avvocato è chiamato a difendere, la Costituzione garantisce questo diritto, io non difendo Santa Maria Goretti, da me viene Satana a farsi difendere e io lo difendo»

«Perché Petrini ha mentito?»

«Vi rendete conto che per almeno l’80% Petrini ha mentito? In alcune sue cose è documentalmente smentito. C’è un 2% di verità in quello che dice. Ma la domanda è: perché ha mentito? Io l’ho capito perché e non lo posso dire. Ragioniamo: una corruzione c’è stata quando ha dissequestrato dei beni ad alcune persone, ma perché Salerno archivia davanti a un'accusa corruttore (Staiano ndr), solo perché prima dice e poi ritratta? Ad esempio, dice (Petrini ndr) che io corrompo il giudice di Cassazione Saraco e non so perché non mi hanno arrestato dato che il provvedimento è positivo (la sentenza è in favore del cliente di Staiano ndr). Dopo 30 giorni dice che non è vero. Io non ci credo che Petrini si sia venduto per mille o duemila euro, c’è qualcosa sotto di molto più inquietante. Che la Dda di Catanzaro mi abbia indagato, finanche per concorso esterno, lo reputo possibile alla luce delle dichiarazioni di Mantella, poi cadute perché provato che non erano vere, ma quelle di Salerno no. Quando in Cassazione mi dicono che Petrini stava parlando anche di me, io non ci credevo, dicevo che non fosse possibile».

Una fortuna straordinaria

«Io ho avuto una fortuna straordinaria nella vita: Grande Aracri, assolto in primo grado, è stato condannato all’ergastolo da Petrini in secondo grado. Se lo avesse assolto, io avrei avuto 20 anni di carcere e non per concorso esterno, ma per partecipazione. Pensateci: Mantella dice in tempi non sospetti che io sono diretto da Grande Aracri e dice che mi servo di Petrini. A distanza di 4 anni Petrini lo assolve, quindi, quindi conferma delle accuse di Montella sul fatto Staiano lo ha corrotto veramente. Petrini lo avrebbe confermata quell'accusa a Salerno, per bruciarmi e nascondere altre cose. Chi mi salvava? Ma posso dire io di essere fortunato perché il mio cliente ha preso l’ergastolo? È una cosa vergognosa solo da pensare per un avvocato. Ma un diretto congiunto di Grande Aracri mi ha detto che sono un uomo fortunato, mi dice: "So che sei un uomo pulito ma qua avresti preso 20 anni". Mi avrebbero creduto solo il parente di Grande Aracri, mia figlia e mia moglie».

In merito a questa storia, Staiano rivela un paricolare fin qui mai emerso. «Grande Aracri aveva due processi per omicidio, quando la Dda lo blinda come soggetto non credibile (Grande Aracri aveva aperto e poi chiuso un percorso di collaborazione ndr), io e il collega Viscomi veniamo chiamati da Grande Aracri. Io ho pensato: qua c’è qualcosa che non funziona, dobbiamo andare perché ha due Cassazioni dove può avere la conferma di due ergastoli e ha diritto di sentirci. Quando io vado da Grande Aracri, mi siedo mi dice delle cose particolarissime. Io dopo 6-7 minuti mi alzo e me ne vado e gli dico: “Io non sono venuto per me ma per lei". Non dico, però, quello che mi ha detto».

Staiano continua a parlare di quel colloquio in carcere con il boss di Cutro: «Grande Aracri è un uomo di grande ingegno, è intelligentissimo, però ha parlato a ruota libera con me, io mi sono alzato e me ne sono andato. Io non devo essere difeso da nessuno, mi difendo da solo».

Il penalista spiega come ha deciso di affrontare Mantella, suo principale accusatore, nel corso del processo Rinascita Scott. «Quale avvocato affronterebbe il suo accusatore? Accusatore del calibro di Mantella, l’uomo a cui bisogna mettere uno scettro in mano perché pare la persona più importante nel processo Rinascita. Nessuno lo avrebbe fatto, ma io sì, in quel momento sono stato l’avvocato di Salvatore Staiano e l’ho fatto a pezzi. A Salerno gli hanno chiesto: “Ok, Staiano è un corruttore, ma ci dice il nome di un solo giudice che avrebbe corrotto?” E lui risponde che non lo sa».

L'amarezza prende il sopravvento nell'ultima parte dell'intervista. La passione per una professione praticata per decenni non esiste più. «Appena sistemo le mie figlie smetto di fare l’avvocato - dichiara Staiano - non mi piace più e lo faccio solo per i miei clienti. Io ho lo schifo della giurisdizione, questo è un ambiente traviato, un ambiente in cui c’è un brulichio di appetiti disgustosi e di tutte le nature. C’è un avvocato su 10mila che è nauseante, un giudice ogni 15mila, ma ne basta uno per avermi fatto passare la voglia di fare l’avvocato».

La paura di essere ucciso

«Sono entrate delle persone che mi hanno raccontato delle cose spaventose, che mi hanno scritto delle cose spaventose, che mi hanno dato gli scritti con la firma autentica che non conservo in casa mia, ma che hanno 5 persone, una delle quali non la conosco. Io ho il terrore di essere ammazzato da alcune persone, che non sono clienti miei. Io ho avuto scontri violentissimi con alcuni dei miei clienti con i quali altre persone si sarebbero pisciati addosso solo a guardarli. Io ero terrorizzato, ma li ho affrontati sempre guardandoli negli occhi. Invece queste sono delle persone incontrollabili e ho il terrore di essere ammazzato. Paura che ho esplicitato a un’attenta magistratura. Sono cose che non ho mai detto a nessuno, qui lascio una traccia testamentaria. Sono stanco, io non ho mai corrotto nessuno». Per riguardare la seconda puntata del format Mammasantissima clicca qui.