Riguardo ai due articoli pubblicati sull’intercettazione che ha per protagonisti il segretario nazionale della Cisal Franco Cavallaro e i Verdini, Tommaso e Denis, riportata tra i brogliacci dell’inchiesta della Procura di Roma sugli appalti Anas, ci giungono due nuove richieste di precisazione da parte del sindacalista. Questo il testo che si riferisce all’articolo pubblicato lo scorso 6 gennaio i cui contenuti la nostra testata ha ripreso dal Fatto Quotidiano. Ecco il testo integrale:

La CISAL contesta l’articolo apparso su codesta testata in data 6 gennaio 2024, “Appalti Anas, Cavallaro (CISAL) nelle intercettazioni con Verdini” in quanto lesivo della propria immagine e del proprio buon nome. L’articolo contiene numerose inesattezze, ha travisato i fatti e manifesta un intento denigratorio nei confronti della Cisal e del suo Segretario Generale, Francesco Cavallaro. Pertanto, pur con riserva di agire nelle sedi opportune, si chiede l’integrale pubblicazione della presente rettifica (art. 8 l. n. 47/1948). È fuorviante la notizia secondo cui il Governo “ha approvato un disegno di legge che permette anche ai sindacati che non sono «comparativamente più rappresentativi» di accedere alle commissioni ministeriali per l’interpretazione delle norme sulla sicurezza del lavoro. E la Cisal, come stabilito dal Consiglio di Stato a settembre 2022 e poi confermato dalla Corte costituzionale, non è «comparativamente più rappresentativa» nel commercio”. La notizia lascia intendere che il Governo stia approntando una norma per favorire la CISAL. Nulla di più falso, in quanto il Governo ha predisposto l’art 2, comma 1, lettera b), del pdl A.C. 1532-bis, che dovrebbe estendere alle organizzazioni maggiormente rappresentative (in luogo di quelle comparativamente più rappresentative) la facoltà di formulare quesiti in materia di salute e sicurezza sul lavoro alla Commissione per gli interpelli costituita presso il Ministero del Lavoro ai sensi del d.lgs, 81/2008. Tale emananda disposizione non favorisce la CISAL, già ricompresa tra le organizzazioni comparativamente più rappresentative e presente, dal 2016, nella Commissione consultiva prevista dall’art. 6 del d.lgs 81/2008. Fuorvianti sono pertanto i collegamenti tra questa proposta di modifica normativa e le sentenze (citate nel vostro articolo) che si sono occupate della comparazione tra un singolo contratto sottoscritto da una federazione della CISAL e un contratto sottoscritto da CGIL, CISL e UIL, riconoscendo la maggiore applicazione di questo secondo contratto, ma senza esprimere giudizi di merito sul contratto CISAL. Il riferimento a queste sentenze non considera l’avvenuto riconoscimento della maggiore rappresentatività comparativa della CISAL ai sensi dell’art. 6 del d. lgs 81/2008. Se fosse stato rispettoso della verità, il giornalista avrebbe poi dovuto richiamare la copiosa giurisprudenza che ha statuito la maggiore rappresentatività comparata di molte federazioni di categoria della CISAL, menzionando, ad esempio, la recente sentenza n. 16048 del 30/10/2023 del TAR Lazio, Roma, secondo la quale il CCNL sottoscritto da CISAL per i dipendenti delle imprese operanti nel settore degli appalti pubblici è riconducibile ad un sindacato comparativamente più rappresentativo. Inoltre, il giornalista avrebbe potuto constatare che la maggiore rappresentatività comparativa della CISAL è certificata dal Ministero del Lavoro e dalla Presidenza del Consiglio, stante la presenza dell’Organizzazione nel CNEL. Si ribadisce inoltre che il Segretario Generale della CISAL è completamente estraneo all’indagine della Procura di Roma sugli appalti ANAS, con la conseguente necessità di mettere in giusto risalto questa circostanza. Al Fatto Quotidiano è stato chiesto di rettificare tutte queste notizie, tra le quali l’accostamento della CISAL ai cd “contratti pirata”, ma tale quotidiano, ad oggi, non ha dato riscontro e, per l’effetto, la stessa CISAL e il relativo Segretario Generale avvieranno le opportune azioni giudiziarie. Né può generare stupore il fatto che il Governo in carica abbia avviato un’interlocuzione (non solo tramite il Ministro Lollobrigida, ma anche nella sua interezza e in tutte le sedi istituzionali) con la CISAL, che costituisce lo storico sindacato autonomo, è la quarta confederazione sindacale Italiana, raccoglie federazioni che firmano oltre 60 contratti collettivi nazionali, è certificata come maggiormente rappresentativa nel pubblico impiego (3 milioni di lavoratori) e, come detto, è presente nel CNEL. Difatti, il Governo attuale si confronta con tutte le confederazioni presenti nel CNEL ed è, semmai, anomalo il comportamento di alcuni passati Governi, che si sono interfacciati solo con alcune confederazioni. Comunque, nei rapporti con i Governi succedutisi nel tempo, la Cisal non ha mai assunto posizioni pregiudiziali in base al loro colore, ma ha sempre valutato il merito dei singoli provvedimenti. Questo modus operandi, che a qualcuno può apparire sospetto, è sintomatico dell’indipendenza della CISAL rispetto ai partiti.

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La seconda precisazione si riferisce, invece, all’articolo pubblicato il 13 gennaio, nel quale abbiamo dato conto del contenuto integrale della conversazione, così come riportato nei brogliacci. Pubblichiamo anche il testo della seconda precisazione.

 

Con riguardo all’articolo apparso su LaCnews24.it “Appalti Anas, l’intercettazione integrale tra Cavallaro e i Verdini. L’ex senatore Denis: «Il sindacalista vuole collaborare con noi»” e al collaterale articolo apparso su il Vibonese “Inchiesta Anas, ecco l’intercettazione integrale tra il leader della Cisal Cavallaro e i Verdini”, ho prontamente inviato una dichiarazione per stigmatizzarne il relativo intento diffamatorio. Tuttavia, ne è stata omessa la pubblicazione integrale, nonostante l’esistenza di precisi obblighi in tal senso. Inoltre, a commento dello stralcio della mia dichiarazione è stato rilevato che “… Sono gli investigatori a ritenere «importante» la conversazione finita nei brogliacci, conversazione della quale abbiamo dato conto per diritto di cronaca. Infine, riguardo al riferimento alla legge bavaglio e ai divieti di pubblicazione degli atti giudiziari, il dibattito – per quanto l’esito possa apparire scontato – è ancora in corso.”. Anche queste chiose sono manifestamente errate, essendo in contrasto con i dettami dell’art. 268, comma 2, c.p.p., per come risultante dalla sostituzione operata dall'articolo 1, comma 2-ter, lett. a), d.l. 10 agosto 2023, n. 105, conv., con modif., in l. 9 ottobre 2023, n. 137, che impone il divieto di trascrizione e, a fortori, di pubblicazione delle comunicazioni intercettante non rilevanti per l’indagine. Nella specie, a prescindere da quanto avrebbero annotato gli investigatori in ordine alla conversazione de qua, essa è risultata del tutto irrilevante ai fini dell’indagine, nella quale non sono coinvolto.

 

La nostra controreplica

Prendiamo atto delle due note inviateci dal sindacato Cisal. Non possiamo che ribadire la correttezza del nostro operato: abbiamo semplicemente esercitato il diritto di cronaca.