Le intercettazioni sull’affare Lorica: «Noi ci mettiamo 28mila euro, la Regione 13 milioni»

Per la realizzazione dell’impianto sciistico era previsto un cofinanziamento pubblico-privato, ma le risorse investite dall’impresa di Giorgio Ottavio Barbieri erano irrisorie rispetto all’ammontare complessivo. Il presidente Mario Oliverio, indagato per abuso di ufficio, ne era a conoscenza ma promise altri fondi

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di Consolato Minniti
17 dicembre 2018
13:37
Oliverio sugli impianti di Lorica
Oliverio sugli impianti di Lorica

L’imprenditore Giorgio Ottavio Barbieri, ritenuto soggetto vicino al clan Muto, sarebbe stato in grado di «influenzare direttamente l’azione politico-amministrativa del presidente della Regione». È un giudizio durissimo quello che il gip di Catanzaro fornisce circa le condotte che sono valse al governatore della Calabria, Mario Oliverio la misura dell’obbligo di dimora a San Giovanni in Fiore con l’accusa di abuso d’ufficio. Per la Dda catanzarese, guidata da Nicola Gratteri, infatti, l’imprenditore Giorgio Ottavio Barbieri, assieme a Luigi Zinno, dirigente del dipartimento programmazione nazionale e comunitaria della Regione Calabria e Francesco Tucci, direttore dei lavori a Lorica, con il contributo del rup Mele e di Antonio Veltri, avrebbero coinvolto il presidente della Regione nell’attività di indebita pressione sui funzionari del dipartimento Turismo.

L’appalto di Lorica

Oggetto dei fatti analizzati dalla magistratura è l’investimento nel comprensorio sciistico di Lorica, ammontante ad una somma totale di 16,5 milioni di euro di fondi pubblici/privati, che prevedeva tre linee d’intervento, una gestita dal Dipartimento Turismo, una seconda di competenza del Dipartimento Programmazione comunitaria ed una terza di pertinenza del concessionario con un contributo di 3.153.000 euro. Quanto alla parte di finanziamento pubblico di competenza del dipartimento Turismo, sul finire del mese di novembre 2015, il responsabile di linea riferisce a Zinno di aver liquidato anche  “senza carte” la terza rata di anticipazione dell’importo. Il 15 dicembre Zinno discute al telefono con il responsabile di linea e sollecita la liquidazione di almeno il 95% del totale dell’investimento pubblico, a fronte di una quota, fino al quel momento, pari al 60%. Il responsabile, però fa presente che vi sono delle difficoltà derivanti dalla presenza, nel sistema informatico, di una segnalazione negativa, di cui risulta informato anche il presidente Oliverio. Tanto che il responsabile intende fare un sopralluogo a Pedace.


Lo scambio di sms

È a questo punto che Zinno informa il sindaco di Pedace della situazione creatasi. Entrambi, dunque, si attivano per convincere il presidente Oliverio a sposare la causa. Il primo a muoversi è Zinno che invia al governatore un sms chiedendo di potergli parlare riservatamente, mentre il sindaco informa Oliverio della situazione difficile, girando la conversazione a Zinno. «Quest’ultimo scambio di sms - scrive il gip - illumina in modo non equivocabile, il profilo soggettivo della condotta che, di lì a breve, sarà tenuta dal presidente Oliverio. Emerge, infatti, come lo stesso sia ben consapevole delle criticità dell’appalto, pur dichiarando di essere intervenuto per limitare l’eventuale taglio al “minimo possibilmente” e dell’imminente verifica sui luoghi». L’sms è testuale: “Stamattina vengono a fare il sopralluogo. Errori nelle procedure di affidamento comporteranno un taglio che ho detto di fare al minimo possibilmente”.

 

Si arriva al pomeriggio del 15 dicembre 2015, quando Zinno comunica al sindaco di Pedace di aver risolto il problema e che il presidente Oliverio ha dato disposizioni per procedere: «Ci chiama lui al dirigente e gli fa fare la liquidazione, ok??». La raccomandazione al sindaco è di inviare comunque un messaggio per ribadire l’urgenza della cosa: «Quindi domani tu, mi raccomando, dici Presidé, che qua falliamo se non arrivano questi soldi». Alla riunione è presente anche Arturo Veltri, sebbene in palese conflitto d’interessi a causa della sua carica di consigliere d’amministrazione della Lorica Ski. È lui a chiamare Barbieri e fare un resoconto spiegando che «il presidente diciamo l’ha recepita, molto bene, e al… non dico al 100% ma al 99% dovrebbe essere risolto e quindi domani faranno anche il decreto».

La seggiovia non realizzata

Ma il responsabile di linea, dopo il suo sopralluogo, tira fuori un altro problema: la seggiovia non è stata realizzata e non si può liquidare più del 75%. Zinno e Tucci entrano in agitazione, affermano che non è competenza sua porre simili problemi e ritengono necessaria una nuova opera di “spinta” del governatore Oliverio. È Zinno a scrivere direttamente al presidente e lui lo richiama, convenendo sul ruolo non fondamentale del responsabile: «È chiaro, è chiaro… lui che cazzo c’entra con i sopralluoghi, non è che lui è Rup che deve fare i sopralluoghi… lui deve fare le verifiche amministrative».

Le dichiarazioni del responsabile

La Procura, però, nel 2017 sente il responsabile e questi spiega di essere stato addirittura schernito alla riunione del 15 dicembre 2015. «Sono andato via perché la Giunta regionale, per deresponsabilizzarsi, ha devoluto tutto a una semplice circolare che costringeva per l’effetto i responsabili di linea, come il sottoscritto, ad attestare l’avanzamento dei lavori senza disporre di effettive attestazioni di spesa da parte delle stazioni appaltanti (…). Lo stesso presidente Oliverio aveva forte interesse per Lorica, soprattutto perché si tratta del suo luogo d’origine oltre ad essere pressato da operatori turistici locali».

Le valutazioni del gip

A giudizio del gip «l’adozione, in extremis, del decreto di liquidazione appare il frutto della convergenza di una serie di interessi, quello del privato Barbieri, di vedersi sostanzialmente anticipata la provvista finanziaria e quello dell’apparato amministrativo-politico di portare a termine a tutti i costi un risultato di spesa sul Por 2007/2013, pena il rischio di disimpegno dei fondi e comunque di insuccesso politico. In tale contesto è documentata l’ingerenza - certamente indebita perché in violazione del principio di separazione fra la funzione di indirizzo politico e quella di concreta gestione amministrativa - del presidente Oliverio sui funzionari del dipartimento Turismo per indurli ad una sostanziale rivisitazione delle proprie iniziali determinazioni». Tuttavia, chiosa il giudice, «se è provato il clima di pressioni e interferenze, non risulta altrettanto evidente l’illegittimità dell’atto amministrativo che ne è stat il frutto».

I fondi aggiuntivi a Barbieri

Ma quel che sembra preoccupare di più il giudice per le indagini preliminari è il favore che l’imprenditore Barbieri ottiene da Oliverio, tanto da riuscire «ad influenzare direttamente l’azione politico-amministrativa del presidente della Regione, risultando il principale beneficiario» di un finanziamento adottato dalla Giunta regionale il 13 maggio 2016.

 

Due sono i momenti chiave della vicenda; il primo è la visita del 26 dicembre 2015 a Lorica, da parte del governatore, in cui questi «prende personalmente contezza del ritardo dei lavori e della minima contribuzione del privato»: 28mila euro su oltre 13 milioni. Ma non solo: Oliverio promette anche nuovi corposi finanziamenti pubblici per la costruzione di un albergo-rifugio e la realizzazione del collegamento sciistico fra Lorica e Camigliatello Silano. Il secondo momento è quello del 2 marzo 2016, quando viene presentato il progetto delle nuove opere che Tucci e Veltri fanno ad Oliverio e Nicola Adamo, a margine di un incontro politico in cui, scrive il gip, «Adamo veicola, anche per conto di Oliverio, la richiesta di rallentare ad arte i lavori di rifacimento di Piazza Bilotti a Cosenza, appalto anche questo aggiudicato all’impresa Barbieri, così da impedire al sindaco uscente Occhiuto di poter “spendere” questo risultato in campagna elettorale».

Le “carte false”

E con riferimento al primo episodio, quello relativo al 26 dicembre 2015, una conversazione su tutte viene ritenuta emblematica dal gip, in cui Tucci, parlando con Zinno, «conferma che per consentire la partecipazione alla gara dell’impresa del Barbieri erano state fatte carte false». Dopo la visita sul cantiere, viene commentato l’esito dell’incontro con Oliverio.

 

Veltri: ha dittu sì a tutto però statevi appresso, specialmente sopra il fatto di Camigliatello

Tucci: è vero che lui, qui, che vuol dire che noi abbiamo anticipato tutti i soldi sino ad oggi no? Dopodiché lui ha detto va bè perché gli dobbiamo fare perdere i soldi alla comunità europea, “paghiamo tutto noi e voi mi impegnate dopo a fare il resto»

 

La conversazione prosegue e si parla dei miseri 28mila euro messi dal privato a fronte dei 13 milioni.

 

Tucci: Lui ha familiarizzato adesso, hai capito? Ha ragione Paolo, lui ad un certo punto in poi quando ha cuminciatu a sfuttre, i sordi, un c’ha misu nente, io ho detto c’ho messo solo 28 mila euro, si è sciolto… perché io l’ho detto con un’enfasi, come se chissà che cazzo gli avessi detto (ride) “come non c’ho messo niente, ciò ho messo 28mila euro! “Ma vafanculi, sopra a 13 miliuni!!”

(omissis)

Tucci: Ma davvero 28mila euro c’abbiamo messo, se guardi sopra il Sal, no, no, 28!

Zinno: 28mila euro sono state le trasferte in Svizzera…

 

Il giorno dopo, commentando l’incontro, Tucci spiega che la presenza di Arturo Veltri e del padre Paolo, era stata particolarmente utile, valendo a rassicurare il presidente Oliverio sulla loro area politica di appartenenza: «Perché lui si è tranquillizzato su chi siamo, si è tranquillizzato su tutto… perché in quella maniera non dice più questi politicamente sono con Occhiuto… “la discendenza è chiara”».

 

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Giornalista
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