Secondo la ricostruzione della Procura non avrebbe impedito le assenze della dipendente del Mater Domini e avrebbe trasmesso tardivamente le note per le contestazioni del debito orario. Coinvolta anche la responsabile dell'Ufficio Risorse umane (ASCOLTA L'AUDIO)
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
Truffa, abuso d’ufficio, falso ideologico e false attestazioni in servizio. Queste le accuse che la Procura di Catanzaro contesta a vario titolo a Caterina Scicchitano, 49 anni di Davoli, ex operatrice sociosanitaria in forza al policlinico universitario di Catanzaro dal 2017 al 2021; a Caterina De Filippo, 64 anni di Catanzaro, direttore sanitario del policlinico universitario e a Gabriella Gagliardi, 62 anni di Catanzaro, responsabile dell’ufficio risorse umane dell’azienda.
L’inchiesta prende le mosse da un’attività investigativa svolta dal comando provinciale della Guardia di Finanza di Catanzaro che ha ipotizzato i reati di falsità ideologica, truffa e abuso d’ufficio nei confronti dell’ex operatrice sociosanitaria (difesa dall'avvocato Armodio Migali) che nel 2020 avrebbe sottoscritto un contratto in qualità di docente di Scienze Motorie con l’istituto scolastico "Petrucci Ferraris Maresca" di Catanzaro attestando falsamente di non avere altri rapporti di pubblico impiego o condizioni di incompatibilità per lo svolgimento dell’incarico.
Secondo le fiamme gialle, una circostanza «falsa» dal momento che ricopriva non solo l’incarico di operatrice sociosanitaria all’azienda universitaria Mater Domini ma anche all’istituto scolastico privato Maria Ausiliatrice di Soverato. In tal modo, «inducendo in errore l’istituto scolastico pubblico» si sarebbe procurata un ingiusto profitto rappresentato dalla stipula indebita di un contratto di pubblico impiego.
L'ex operatrice sociosanitaria è poi accusata del reato di truffa poiché avrebbe indotto in errore l’azienda universitaria attraverso «la fraudolenta attestazione della propria presenza in servizio a mezzo dell’uso indebito del proprio badge» e attraverso «la fraudolenta attestazione del proprio stato di malattia, mediante certificati medici ideologicamente falsi». Invece, per la Procura di Catanzaro si sarebbe trattato di «assenze strategiche mirate allo svolgimento di ulteriori due rapporti di lavoro contestuali e quindi temporalmente incompatibili».
Abuso d'ufficio contestato al direttore sanitario
Il reato di abuso d’ufficio è invece, contestato a Caterina De Filippo, direttore sanitario del policlinico universitario, (difesa dall'avvocato Gianluca De Vito) poiché «con più condotte omissive e in violazione della regola di condotta che impone al dirigente pubblico di impedire le condotte assenteistiche dei lavoratori dipendenti assegnati al suo ufficio non impediva la consumazione del reato e comunque intenzionalmente procurava un ingiusto vantaggio patrimoniale consistito nella mancata risoluzione del rapporto di lavoro con l’azienda universitaria, nonché nella retribuzione e nei contributi previdenziali e assicurativi indebitamente corrisposti».
Nello specifico, «dopo aver tardivamente contestato il debito orario alla dipendente con note di giugno e luglio 2020 si limitava a trasmettere il carteggio relativo alla contestazione di addebito al solo Ufficio Risorse umane con nota palesemente tardiva del luglio 2021. A causa di tali tempistiche ritardate beneficiava la dipendente mediante la trasformazione del contratto di lavoro a tempo parziale in contratto a tempo pieno e indeterminato».
Infine, il reato di abuso d’ufficio viene contestato anche alla responsabile dell’ufficio Risorse Umane del policlinico universitario Gabriella Gagliardi (difesa dall'avvocato Gianluca De Vito) poiché non avrebbe «impedito la consumazione del reato e comunque intenzionalmente procurava un ingiusto vantaggio consistito nella mancata risoluzione del contratto di lavoro, della retribuzione e dei contributi previdenziali e assicurativi indebitamente corrisposti dall’azienda per il periodo di assenza e non decurtati».
La Procura di Catanzaro contesta all’ex operatrice sociosanitaria un «ingiusto profitto rappresentato da somme di denaro pari complessivamente a 2.321 euro, (corrispondenti alla retribuzione corrisposta a fronte di 162 ore di indebita assenza, maturata in 28 episodi) con danno patrimoniale e non patrimoniale per l’ente pubblico» si legge nell’avviso di conclusione delle indagini notificato agli indagati. La dipendente è stata successivamente licenziata dal policlinico universitario con delibera del 5 novembre 2021 e avviato relativo procedimento disciplinare.