«L’infondatezza dei reati attribuitigli in seguito all’insediamento di nuove unità abitative in località “Cocca Petrosa” ha portato - dopo un calvario giudiziario durato ben otto anni - all’archiviazione del procedimento penale a carico del sindaco di Briatico, Andrea Niglia. Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Vibo Valentia ha posto, dunque, fine ad una vicenda giudiziaria che si trascinava dal marzo del 2009, sentenziando l’archiviazione in quanto: “La notizia di reato non appare fondata per tutte le contestazioni”».


È quanto si legge in un comunicato diffuso dal Comune di Briatico. «Tale avvenimento - continua la nota - aveva, a suo tempo, valicato mediaticamente i confini provinciali e regionali, trovando spazio anche nei telegiornali nazionali, in quanto il Comune di Briatico e il sindaco, su disposizione della locale Procura della Repubblica, erano stati messi al centro di una spettacolare operazione delle forze dell’ordine, con esecuzione di svariati sequestri di immobili e perquisizioni, attraverso un notevole dispiegamento di uomini e di mezzi, incluso un elicottero che ha volteggiato, per decine di minuti, sul palazzo municipale e sull’abitazione di Andrea Niglia».


Quindi, si legge poco più avanti: «Com’è noto dagli atti e dalle cronache giudiziarie di questi ultimi otto anni, le imputazioni di lottizzazione abusiva, falso, abuso e omissione d’atti d’ufficio, violazione della normativa ambientale, ipotizzate dal Pubblico ministero a carico di Niglia, già non avevano retto dinanzi al Tribunale del Riesame, che annullò le ordinanze di sequestro degli immobili per insussistenza di condotte penalmente rilevanti nel rilascio dei titoli edificatori oggetto d’indagine. La conferma venne, poi, dalla Corte di Cassazione che respinse il ricorso della Procura della Repubblica di Vibo Valentia, entrando nel merito e ribadendo l’infondatezza delle accuse. La Cassazione, infatti, rilevò dal Piano regolatore di Briatico (ritenuto legittimo dallo stesso Gip) che l’area sita in località “Cocca Petrosa", ricadeva in zona B/2, vale a dire in quella di completamento che ammette, di norma, l’intervento diretto del privato, in quanto l’area in questione era già urbanizzata e, quindi, dotata di tutti i servizi primari e secondari. Un’approfondita verifica giudiziaria fece emergere, inoltre, che tale superfice ricadeva, appunto, in zona B/2, ancora prima dell’entrata in vigore del Codice ambientale e che, pertanto, non erano necessari: il parere della Soprintendenza ambientale-archeologica, l’elaborazione del Piano attuativo e la Valutazione strategica ambientale».

 

Un sospiro di sollievo per lo stesso Niglia: «Si pone finalmente fine ad una vicenda che, nel corso di questi otto lunghi anni, è stata più volte strumentalizzata nei miei riguardi, soprattutto da ambienti politici a me avversi - ha affermato -. Di volta in volta, la si utilizzava come una sorta di bomba ad orologeria mediatica, una “fake news”, insinuante ed equivoca, tesa a delegittimarmi, a gettare ombre sull’azione amministrativa da me perseguita e, addirittura, diffusa per trarre in inganno e raggirare gli stessi organi dello Stato preposti ad azioni di verifica e di controllo. Com’è chiaramente emerso a conclusione dell’iter giudiziario, invece, la mia attività istituzionale è stata sempre svolta in maniera trasparente e nel rispetto della legalità, con il solo obiettivo - ha chiosato Niglia - di perseguire l’interesse generale della comunità».