Nasce dalle indagini Imponimento e Maestrale la scelta di inviare le commissioni d'acceso nei due Comuni. Sotto la lente la raccolta di voti della cosca Anello segnalata dal pentito Angotti e i dubbi affari di assessori accusati di essere vicini alle cosche
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Assessori in odore di mafia, raccolta di voti da parte delle cosche, frequentazioni allegre dei consiglieri comunali con pregiudicati.
Dopo la decisione di ieri sera del Consiglio dei ministri di sciogliere l’Asp di Vibo Valentia per infiltrazioni mafiose, l’attenzione è rivolta adesso alle sorti dei Comuni di Filadelfia e Mileto. I lavori delle commissioni di accesso agli atti, che si sono insediate a febbraio a Filadelfia (poi prorogata per altri tre mesi) e la scorsa primavera a Mileto, sono ormai nelle fasi finali e la parola passerà presto al governo.
Due inchieste della Dda di Catanzaro hanno dato la stura all’invio delle commissioni da parte del ministero dell’Interno. Su Filadelfia ha inciso l’indagine Imponimento che ha perseguito la cosca Anello-Fruci presente sul territorio. Su Mileto, come sull’Asp di Vibo, pesa il maxi procedimento Maestrale-Carthago che ha travolto le ‘ndrine del vibonese. I due Comuni sperano di non aggiungersi al rosario dei tanti scioglimenti registrati in provincia di Vibo Valentia: Tropea e l'Asp le due decisioni più fragorose, ma i commissari sono arrivati anche ad Acquaro, Stefanaconi, Capistrano e Soriano. Si è "salvata" soltanto Nicotera ma la densità di amministrazioni permeate da presenze mafiose fa del Vibonese un caso nazionale. Torniamo, però, alla genesi dei guai di Filadelfia e Mileto.
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La cosca Anello e i voti raccolti per le competizioni elettorali
L’operazione Imponimento è scattata a luglio 2020. Secondo l’accusa la cosca Anello era in grado di «procurare voti in occasione di competizioni elettorali, convogliando in tal modo le preferenze su candidati a loro vicini in cambio di future utilità» e ostacolando così il libero esercizio elettorale. All’interno dei faldoni dell’inchiesta si trovano le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Giovanni Angotti, già organico alla cosca Anello-Fruci. Angotti, condannato anche in appello a quattro anni, sostiene che la cosca avrebbe fornito sostegno elettorale a un ex amministratore comunale di Filadelfia che, in cambio, avrebbe elargito denaro.
Il gup, nella sentenza di primo grado, afferma che il collaboratore sia credibile e che la cosca Anello «si era occupata dell’acquisizione di voti, in occasione delle competizioni elettorali» anche ricorrendo a intimidazioni e percosse. C’è da aspettare, ora, quelle che sono le motivazioni della sentenza della Corte d’Appello. Ma, prima dei classici novanta giorni, si sarà già espresso il Consiglio dei ministri dopo avere valutato il lavoro investigativo della commissione di accesso che dovrà dare riscontro concreto alle dichiarazioni di Angotti ed, eventualmente, tirar fuori dai cassetti del Municipio altre magagne.
L’operazione Maestrale-Carthago travolge anche il Comune di Mileto
Nel corso dell’operazione Maestrale-Carthago sono stati tratti in arresto tre ex assessori del comune di Mileto: Domenico Colloca, imprenditore considerato vicino alla cosca di Paravati e in affari con le cosche di San Gregorio d’Ippona per gli appalti del servizio mensa negli ospedali vibonesi; Vincenzo Nicolaci, detto Assessore e considerato uomo della cosca di Mileto e Antonino Fogliaro, detto Tonino u Rijkaard, anche lui considerato intraneo al locale di ‘ndrangheta di Mileto.
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Vincenzo Nicolaci, tra l’altro, è anche accusato di due estorsioni relative all’appalto per la raccolta dei rifiuti del Comune di Mileto. In questo caso la vittima sarebbe un imprenditore di Lamezia che avrebbe dovuto corrispondere una tangente annuale alle cosche di Mileto, mentre Nicolaci è considerato soggetto deputato ad interloquire direttamente con la ditta in occasione della corresponsione delle rate e a riscuoterne i relativi compensi.
Non solo. Nicolaci, in concorso con il sodale Pietro Corso, avrebbe preteso l’assunzione, nella ditta di Lamezia, dello stesso Corso, arrivando ad avvicinare il responsabile del Centro per l'Impiego di Vibo Valentia per intimargli la pubblicazione di un bando per l’assunzione di un dipendente con disabilità di almeno il 75% e di dirottare eventuali altri partecipanti altrove.
A questo si aggiungono allegre frequentazioni di consiglieri comunali e assessori con pregiudicati finiti nella rete della Distrettuale di Catanzaro.
Il quadro che emerge dalle indagini è poco edificante. Si attende ora il disegno che traccerà il dicastero dell’Interno sulla situazione amministrativa di Mileto.
In attesa che il Consiglio dei ministri si determini su Filadelfia e Mileto, al momento sono ben quattro le amministrazioni comunali vibonesi sciolte e commissariate nell’ultimo anno: Acquaro, Capistrano, Tropea e Stefanaconi. Il Comune di Nicotera, invece, è uscito indenne dall’indagine dei commissari prefettizi e, caso più unico che raro, non ha subito l’onta dello scioglimento.