L’assistente capo della polizia penitenziaria è indagato nell’operazione sui presunti favoritismi ad alcuni detenuti ma «non ha ricevuto avvisi di garanzia»
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L'assistente capo della polizia penitenziaria Franco Cerminara, in servizio nel carcere di Catanzaro, «è del tutto estraneo ai fatti contestati, al punto da non aver neppure ricevuto un avviso di garanzia per l'ipotesi di reato contestata». Lo afferma, in una nota, l'avvocato Tonino Barberio, difensore di Cerminara, indagato nell'inchiesta sui presunti favoritismi ad alcuni detenuti del carcere di Catanzaro che ha portato ieri all'arresto di 26 persone tra le quali l'ex direttrice della struttura detentiva, Angela Paravati, e l'ex comandante della polizia penitenziaria, Simona Poli.
L'avvocato Barberio, in particolare, afferma che Cerminara, «nella sua funzione di assistente capo, non si occupa di accompagnare all'esterno i detenuti ammessi alla misura lavorativa fuori dal carcere». Quest'ultima affermazione del penalista è da mettere in relazione all'ipotesi accusatoria a carico di Cerminara, secondo la quale l'ex direttrice Paravati, su richiesta dell'ex comandante Simona Poli, avrebbe autorizzato, nel marzo del 2022, un detenuto, Vincenzo Trimarchi, ammesso al lavoro esterno, a visionare, accompagnato dallo stesso Cerminara, un appartamento di suo interesse in vista della scarcerazione, prevista per il 2025. E questo senza alcuna autorizzazione da parte del giudice di sorveglianza. Ipotesi respinta dal legale dell'assistente capo della polizia penitenziaria