Il noto penalista catanzarese è rimasto coinvolto nell'inchiesta della Procura con l'accusa di truffa e falsità in testamento olografo. Il Riesame ha nuovamente annullato la misura ablativa
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Il Tribunale del Riesame ha questa mattina annullato il secondo sequestro e disposto la restituzione dei beni nei confronti dell'avvocato Elio Bruno, coinvolto nell'inchiesta istruita dalla Procura di Catanzaro sul presunto giro di testamenti falsi. Il noto penalista catanzarese era finito agli arresti domiciliari con l'accusa di truffa e falsità in testamento olografo per aver rivestito il ruolo, nell'ambito della presunta associazione, di procuratore speciale deputato alla riscossione delle eredità negli uffici postali e a fornire informazioni sulla situazione familiari di ulteriori vittime.
Il legale, tuttavia, fin da subito si era professato innocente e già lo scorso 3 novembre il Tribunale del Riesame aveva annullato la misura cautelare nei suoi confronti. Nella giornata di ieri invece si è tenuta l’udienza per decidere sulla fondatezza del secondo sequestro preventivo di beni. In particolare, dopo l’adozione della prima ordinanza cautelare, personale e reale, da parte del gip, il Tribunale della Libertà aveva annullato sia la misura coercitiva per carenza di gravità indiziaria, sia la misura ablativa per mancanza di motivazione sul requisito del cosiddetto periculum in mora.
Tenuto conto del vizio formale che aveva determinato l’annullamento del sequestro preventivo, la Procura ha reiterato la richiesta chiedendo al gip di disporre una nuova misura ablativa, integrando la motivazione sul requisito ritenuto mancante dal collegio. Il gip di Catanzaro, in accoglimento della mozione cautelare, in data 8.11.2022, aveva disposto un nuovo sequestro preventivo nei confronti dell'indagato, fino alla concorrenza di 1 milione e 200 mila euro.
Avverso il predetto provvedimento hanno proposto riesame i difensori del professionista, gli avvocati Luigi Falcone e Francesco Iacopino, chiedendone l’annullamento per infondatezza dell’ipotesi di accusa, risultando sprovvista di elementi di fatto concreti e persuasivi idonei a ricondurre la condotta del professionista nel paradigma associativo oggetto di contestazione provvisoria.
In particolare, gli avvocati Falcone e Iacopino hanno evidenziato come già in sede di primo scrutinio della vicenda, il Tribunale, condividendo l’impianto difensivo, non aveva mancato di rilevare, per un verso, che alcuni elementi dovevano ritenersi "neutri”, per altro verso, che non sono «emersi fattori specifici da cui si possa desumere che Bruno fosse consapevole del disegno criminoso» e, pertanto, «in questa vicenda, il perno attorno a cui dovrebbe ruotare la condotta contestata […] resta sempre sullo sfondo quale mero sospetto», col corollario che «a fronte di tale quadro fattuale, qualsiasi tipo di ragionamento inferenziale sarebbe fondato su premesse incerte e contraddittorie, e, per l’effetto, non potrebbe condurre a conclusioni idonee a integrare lo standard probatorio richiesto in questa fase per la conferma di una misura cautelare».