Secondo l'accusa gli agenti Anselmi e Costantino avevano messo in piedi una vera e propria associazione criminale volta alla ricerca di veicoli da rottamare e al furto di merci agli ambulanti. La Corte di Cassazione ha ora accolto il ricorso presentato dai loro difensori
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La sesta sezione della Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio l'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Mauro Anselmi e Giuseppe Costantino, i due agenti della polizia municipale di Reggio Calabria che, lo scorso luglio, erano finiti agli arresti domiciliari. Altri sette agenti erano stati sospesi dal servizio nell'ambito dell'inchiesta, coordinata dalla locale Procura.
I due vigili urbani Anselmi e Costantino sono i principali indagati perché, secondo il pm Alessia Giorgianni, avevano messo in piedi «una vera e propria associazione criminale». Nelle settimane scorse, su richiesta della stessa Procura, per i due erano stati disposti i domiciliari con l'interdizione dal lavoro. Accogliendo il ricorso presentato dagli avvocati Aldo Labate e Carlo Morace, la Suprema Corte ha annullato la precedente ordinanza di custodia cautelare disposta dal gip e, di fatto, ha revocato anche la misura dell'interdizione.
Secondo gli inquirenti, al Comando della polizia municipale di Reggio Calabria ci sarebbe stato un sodalizio finalizzato alla ricerca di veicoli da rottamare, acquisire o cannibalizzare. Oltre all'associazione a delinquere, la Procura contesta agli indagati anche i reati di concussione, induzione indebita a dare o promettere utilità, falso ideologico e violenza privata. L'indagine era partita da una denuncia presentata da un ambulante extracomunitario, residente da 30 anni in Italia, vittima di un'ingiustificata appropriazione della merce esposta da parte di Anselmi e Costantino. Per i pm, i vigili erano soliti sottrarre sistematicamente la merce esposta per la vendita da ambulanti di origini extra-comunitarie. Lo scorso ottobre la Procura aveva notificato ai 13 indagati l'avviso di conclusione indagini.
Tornando all'udienza davanti alla Suprema Corte, lo stesso procuratore generale della Cassazione, nel corso dell'udienza, aveva chiesto l'annullamento dell'ordinanza di arresto ma con un rinvio a un nuovo Tribunale del Riesame. Invece è stato disposto un annullamento senza rinvio.