Arriva la richiesta di rinvio a giudizio da parte della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro a carico di quasi tutti gli indagati nell’ambito dell’operazione “Robin Hood”, scattata il 2 febbraio scorso per far luce sull’appropriazione dei fondi destinati al Credito sociale.

17 gli indagati che rischiano il processo

Stralciata solo la posizione di Marco Limoncelli, 42 anni, originario di Cosenza, rischiano di andare a processo tutti gli altri indagati. Si tratta dell’ex assessore regionale al Lavoro Nazzareno Salerno, 52 anni, di Serra San Bruno (recentemente reintegrato in seno al consiglio regionale); dell’imprenditore Gianfranco Ferrante, 53 anni, di Vibo Valentia; di Vincenzo Spasari, 56 anni, di Nicotera, impiegato di Equitalia a Vibo Valentia; Pasqualino Ruberto, 46 anni, di Lamezia Terme, ex presidente di Calabria Etica, società “in house” della Regione Calabria (già consigliere comunale di Lamezia Terme); Vincenzo Caserta, 60 anni, originario di San Costantino Calabro e residente a Catanzaro, ex direttore generale del Dipartimento regionale Lavoro; Ortensio Marano, 43 anni, di Belmonte Calabro, ex amministratore delegato della Cooperfin Spa; Giuseppe Avolio Castelli, 60 anni, di Roma; Bruno Dellamotta, 69 anni, nativo di Genova residente a Firenze; Claudio Isola, 38 anni, di Vibo Valentia, già componente della Struttura speciale dell'assessorato al Lavoro della Regione Calabria; Damiano Zinnato, 50 anni, di Nicotera, cognato del boss della ‘ndrangheta di Limbadi Luigi Mancuso; Saverio Spasari, 28 anni, di Nicotera, figlio di Vincenzo; Michele Parise, 44 anni, di Castrolibero; Patrizia Nicolazzo, 43 anni, di Lamezia Terme; Francesco Masciari, 52 anni, avvocato di Catanzaro, indagato per rivelazione di segreti d’ufficio; Maria Francesca Cosco, 47 anni, di Catanzaro; Antonio Cusimano, 57 anni, di Catanzaro (componente del Comitato di gestione del Credito sociale); Valerio Grillo, 65 anni, avvocato di Vibo Valentia (componente del Comitato di gestione del Credito sociale).

 

Nell’inchiesta figurano anche due persone giuridiche: la società Cooperfin Spa e la M&M Management Srl, entrambe con sede a Belmonte Calabro.

Le accuse

Le indagini hanno documentato una serie di manovre ritenute illecite intorno alla gestione dei fondi della Comunità europea diretti al sostegno economico di nuclei familiari in difficoltà. In particolare, l’attività della Guardia di Finanza di Vibo Valentia e del Ros di Catanzaro ha accertato l’esistenza di un presunto “Comitato d’affari” che avrebbe distratto i finanziamenti comunitari vincolati al progetto regionale “Credito sociale”, indirizzandoli su conti correnti di società private, anche all’estero.