La Corte d'Assise di Appello ha accolto i rilievi difensivi sulla legittima provenienza dei beni. Si tratta di una autovettura, di un immobile a quattro elevazioni e conti correnti postali e bancari
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La Corte di Assise di Appello di Catanzaro ha rigettato la richiesta di confisca dei beni di Luigi Mancuso, difeso dall’avvocato Aldo Ferraro, che era stata formulata dalla Procura Generale presso la Corte di Appello di Catanzaro. All’esito della camera di consiglio del 16 novembre 2022, i giudici di appello hanno infatti integralmente accolto i rilievi difensivi in ordine alla legittima provenienza dei beni di cui era stata chiesta la confisca, così definendo una vicenda giudiziaria pendente da diversi anni.
Si trattava nello specifico di una autovettura, di un immobile a quattro elevazioni e di tutti i conti correnti postali e bancari riconducibili a Mancuso, che la Procura Generale riteneva essere provento di attività illecita. E ciò in quanto Mancuso era stato coinvolto nel processo denominato Perseo per una ipotesi di tentata estorsione ai danni di un imprenditore per recuperare il corrispettivo di alcuni lavori che Mancuso aveva eseguito, sicché la Procura aveva conseguentemente formulato richiesta di confisca di tutti i beni riconducibili a lui ed ai suoi familiari.
La Corte ha invece accolto non solo la ricostruzione contabile fornita dal difensore circa le lecite fonti di reddito provenute al Mancuso Luigi dall’impresa di costruzioni di cui è titolare, ma soprattutto i rilievi dell’avvocato Ferraro sulla genericità della richiesta di confisca, carente della indicazione degli elementi da cui desumere la asserita sproporzione di ogni singolo bene di cui si chiedeva la confisca rispetto alle disponibilità del Mancuso e dei suoi familiari.