procesAssolto per non avere commesso il fatto. È questo il verdetto con il quale la Corte di Appello di Catanzaro (presidente De Franco, a latere Matroianni e Tedesco), all’esito dell’udienza di oggi, ha assolto Vincenzo Arcieri (difeso dagli avvocati Aldo Ferraro e Vincenzo Galeota) dal reato di estorsione pluriaggravata per il quale era stato condannato a 12 anni di reclusione ed 9 mila euro di multa dal Tribunale di Lamezia Terme all’esito del processo di primo grado scaturito dall’operazione Perseo, nei confronti dei 21 imputati che avevano optato per essere giudicati con rito ordinario.

Quella condanna era stata integralmente confermata dalla Corte di Appello di Catanzaro con sentenza del luglio 2017, che fu però impugnata con ricorso per Cassazione dagli avvocati Ferraro e Galeota, il cui ricorso fu accolto dalla quinta sezione della Corte di Cassazione, che annullò con rinvio quella condanna, disponendo la restituzione degli atti alla Corte di Appello di Catanzaro perché fosse celebrato un nuovo processo di appello nei confronti di Vincenzo Arcieri.

Dopo cinque anni dalla sentenza della Corte di Cassazione, che fu emessa il 13 luglio del 2018, e otto anni da quella di primo grado, sono stati accolti i motivi di ricorso proposti dagli avvocati Aldo Ferraro e Vincenzo Galeota, ed è stata ora riconosciuta l’estraneità di Vincenzo Arcieri, che è stato quindi assolto per non avere commesso il fatto, in luogo dei 12 anni di reclusione che gli erano stati comminati, e per la quale è stato sottoposti ad oltre 6 anni di custodia cautelare in carcere.

Analogamente la Corte di Appello di Catanzaro ha deciso per l’imprenditore Vincenzo Perri, difeso dall’avvocato Pino Spinelli, che era stato condannato alla pena di 9 anni di reclusione per il delitto di concorso esterno nella cosca Giampà, e che è stato oggi assolto perché il fatto non sussiste dopo l’annullamento con rinvio della Corte di Cassazione.

La sentenza assolutoria ha manifestato l’assenza della prova di una sua contiguità alla cosca Giampà, basata nelle decisioni annullate su dichiarazioni di collaboratori rivelatesi inattendibili e non riscontrate. Si conclude così una lunga vicenda giudiziaria, per la quale Perri, difeso dall’avvocato Spinelli, ha subito per più anni la sottoposizione a misure cautelari in carcere ed agli arresti domiciliari.