Dopo il blitz dello scorso 16 febbraio in queste ore gli indagati stanno ricevendo le notifiche. I beni sequestrati ammontano ad oltre 10 milioni di euro
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Le indagini legate all’operazione denominata “Kossa” sono durate circa 3 anni, dal 2016 al 2019, ed in queste ore gli indagati stanno ricevendo le notifiche. Dopo il blitz dello scorso 16 febbraio, che aveva portato all’arresto di 17 persone, la procura distrettuale di Catanzaro, guidata da Nicola Gratteri ha infatti dichiarato concluse le indagini. L’inchiesta "Kossa" è stata condotta dalla mobile di Cosenza sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla e del pm antimafia Alessandro Riello, ed ha ricostruito le ingerenze e il dominio delle cosche della 'ndrangheta nel mondo rurale e nell'economia agricola nella Sibaritide.
I reati
I reati contestati a vario titolo vanno dall’associazione a delinquere di stampo mafioso, al riciclaggio di denaro, fino ad estorsione e intestazione fittizia di beni. Dalle indagini è emerso come il sodalizio criminale era anche specializzato in truffe ai danni dell’Inps, che attuava attraverso le indennità percepite tramite braccianti agricoli fittiziamente reclutati ma mai realmente impegnati nei lavori. Durante le indagini diversi episodi estorisivi ed intimidatori sono stati ricostruiti attraverso dichiarazioni e intercettazioni.
Alcuni degli indagati
Tra i principali indagati nell'inchiesta figurano: Pasquale Forastefano, 34 anni, figlio di Domenico Forastefano e reggente della omonima famiglia mafiosa di Cassano allo Ionio; Domenico Massa, 44 anni, di San Lorenzo del Vallo; Luca Talarico, 36 anni, di Spezzano Albanese; Stefano Bevilacqua, 36 anni, genero del boss ergastolano di Cassano Franco Abbruzzese.