«La cosca Alvaro sostenne alle elezioni regionali dell’anno 2014 la candidatura di Vincenzo Nociti». Il pm antimafia Giulia Pantano, e il procuratore Gaetano Paci- che hanno messo in piedi  insieme ai Carabinieri del comando provinciale l’indagine “Iris”- lo scrivono a chiare lettere. Ed è per questo che contestano all’ex assessore all’istruzione reggino il reato di corruzione elettorale. Nociti è indagato a piede libero e le contestazioni sono contenute nelle carte dell’inchiesta che ieri hanno visto finire in carcere 18 persone ritenute legate al clan Alvaro di Sinopoli. Di professione medico, Nociti correrà a nella lista “Oliverio presidente” alle regionali del 2014 ma, non riuscirà a ottenere un posto in seno a palazzo Campanella.

 

Per la Dda avrebbe stretto un patto mafioso con la ‘ndrina per ottenere voti in cambio di favori e promesse. «Gli Alvaro ottennero la promessa di vantaggi da parte del candidato alla carica di consigliere regionale, in cambio dell’impegno a procurare voti e consensi elettorali, scrivono i pm nelle carte dell’indagine. Fu stilato infatti tra il Nociti e gli Alvaro un accordo illecito funzionale allo scambio di utilità corrisposte dai candidati e sostegno offerto dalla famiglia mafiosa nella specifica campagna elettorale dell’anno 2014». Sono una serie di intercettazioni a far muovere gli inquirenti le accuse. Ed in particolare quelle prima, e quelle successive, ad un incontro in cui Nociti si sarebbe visto a Palmi, presso l’abitazione di Rocco Suraci, con  presunti esponenti della cosca.

 

«Nociti era consapevole dello status delle persone che incontrò- chiosano i pm- e fu infatti per questa ragione che scelse di vederle privatamente in forma riservata per evitare ripercussioni che avrebbero potuto avere un effetto boomerang durante la campagna elettorale. L’incontro infatti non fu uno dei tanti appuntamento pubblici in cui si stringono le mani e si scattano fotografie inconsapevoli, ma un appuntamento con soggetti particolar perché legate alla ‘ndrangheta». Gli Alvaro però, avevano puntato su una serie di candidati. Nociti, una volta eletto avrebbe potuti agevolarli all’interno del settore “Agricoltura e risorse agrolimentari. «eh ma per questa cosa, qualcuno che dovrebbe darci una mano di aiuto all’assessorato poi», commenterà un soggetto. «Che alla base del sostegno elettorale concordato nella riunione a casa di Rocco Surace- scrive la Dda- vi fosse stato quindi un accordo del tipo do ut des del tra politico e cosca emergeva dalla battuta di Raffaele Alvaro: “però tu devi capire pure a me, io capisco a te e tu mi devi capire a me”, come dal fatto che a fine riunione con lo stesso, Raffaele Alvaro fosse andato a bere (…) per usare le parole del suo uomo fidato “era contentissimo”. Fino a questo momento il nome di Nociti non verrà mai pronunciato. Dall’ascolto di una conversazione intercorsa tra un soggetto e Giuseppe La Capria (arrestato nel blitz di ieri ndr) gli investigatori apprendono di Nociti. «Che cosa voglio io te lo devo dire, ma vai cercando voti per adesso, per chi cerchi voti…no io avrei un amico mio collega che mi interessa…uno me ne serve per Enzo Nociti un mio collega», dirà l’uomo intercettato.

 

L’interessamento per lo stato si salute di Antonio Alvaro

Nel corso dell’indagine “Iris” viene delineato un episodio in cui si evince che ad Antonio Alvaro, classe 1961, detto “Cartella”, fu diagnosticata una grave patologia tumorale ed è per questo che si trovava ricoverato presso gli ospedali “Riuniti” reggini. «La Capria Giuseppe- scrivono i pm- forte delle sue conoscenze, fece riservare un trattamento particolare al componente della cosca. Chiedeva infatti, a Rocco Surace di contattare Vincenzo Nociti: “fai una cosa tu hai il numero…allora fammi una cortesia…puoi chiamare.no chiami a Enzo e gli dici chi è il primario di neurochirurgia che lo chiami subito e si fa dire come è la situazione di Antonio…hai capito come  è il cognome e me lo fai sapere subito, digli che ce lo faccia sapere subito» . Detto,  fatto. Agli atti dell’indagine c’è la conversazione intercettata in cui Nociti contatta direttamente il reparto di neurologia, dove Alvaro era ricoverato e chiedeva di parlare col medico di turno «per sincerarsi sul quadro clinico di Antonio Alvaro».

 

Un interessamento questo stigmatizzato fortemente dalla Dda retta da Giovanni Bombardieri. «Il candidato Nociti mostrava un’attenzione ingiustificata e ingiustificabile (neppure ove si considerasse la sua attività sanitaria) verso un componente degli Alvaro, sottolineano gli inquirenti. L’unica finalità del gesto era quella di far sapere al sodalizio mafioso, che ancor prima del voto, era già in atto la sua “vicinanza” e disponibilità verso la ‘‘ndrangheta». Nociti poi, si sarebbe recato personalmente a far visita al degente pur non conoscendolo personalmente «nella consapevolezza – sostengono i pm – che già quell'atto di solidarietà sarebbe stato sintomatico della "serietà" del suo impegno alla futura realizzazione degli interessi degli Alvaro». Arriva il momento delle elezioni. Nociti otterrà “solo” 1899 preferenze e non fu eletto. Nell’area di riferimento della cosca Alvaro, Nociti prenderà 88 voti e nello specifico, come riportato dall’inchiesta “Iris”, 28 voti a Sinopoli, Sei voti a San Procopio, 31 voti a  Sant’Eufemia mentre 23 a Bagnara Calabra. Dopo le elezioni il candidato commenta la sconfitta ed «esprimeva perplessità sull’appoggio del clan anche nella zona aspromontana». “No, no, erano tutti quelli che avevo io ho anche dei pazienti mei”, dirà intercettato. La ‘ndrina infatti, avrebbe distribuito il suo sostegno a più persone ma, anche se non siederà in consiglio regionale, per Nociti adesso arriva l’accusa pesantissima di corruzione elettorale.