VIDEO | Il procuratore Capoccia parla di «deficit di legalità gravissimo». Le associazioni criminali organizzavano tutto: dalla falsificazione dei documenti ai viaggi in Italia per i colloqui
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«Un magma indigesto che mostra come questa terra abbia un deficit di legalità gravissimo anche in quei gruppi di professionisti che dovrebbero stare dalla parte della legalità». Lo ha detto il procuratore di Crotone, Giuseppe Capoccia nella conferenza stampa seguita all'operazione Ikaros che ha portato all'esecuzione di 24 misure cautelari per favoreggiamento all'immigrazione clandestina.
Coinvolti professionisti
Coinvolti alcuni cittadini stranieri e diversi professionisti finiti ai domiciliari: si tratta degli avvocati Andrea Falcone, Gianluca Malena, Irene Trocino, Sergio Trolio e Gabriella Panucci; degli agenti di polizia Rocco Meo e Salvatore Panciotto, del vigile urbano Alfonso Bennardis e del dipendente della Prefettura presso la Commissione territoriale, Gennaro Mazza.
«La legalità - ha aggiunto Capoccia - non è una fiaccolata. Qui bisogna ciascun gruppo che esprime legalità faccia una profonda riflessione. Questa operazione, comunque, dimostra che lo Stato ha gli anticorpi per reagire». «Il motore delle due associazioni - ha detto il sostituto procuratore Alessandro Rho - era il denaro. I numeri sono importanti. Si parla di diverse migliaia di euro a pratica. I capi di imputazione sono 209 e le persone indagate 90. In pratica queste due associazioni, che avevano dei punti in comune, fungevano da agenzie di servizi illeciti per creare documenti falsi atti per permettere di far ottenere i permessi di soggiorno e far restare in Italia persone che non ne avevano diritto».
L'indagine partita da una segnalazione
L'indagine ha riguardato un arco temporale che va dal 2017 al 2020 ed è partita da una segnalazione interna della Questura di Crotone, è stata condotta dalla II sezione della Squadra Mobile guidata dal vice questore Nicola Lelario. «Abbiamo fotografato - ha detto Lelario - quello che si può definire il sistema Crotone. La nomea di Crotone era che qui si ottenevano facilmente i permessi di soggiorno. Le due associazioni organizzavano tutto: dalla falsificazione dei documenti ai viaggi in Italia per fare il colloquio. Quando abbiamo fermato diverse persone che avevano ottenuto il riconoscimento della protezione internazionale in modo illegale queste ci hanno rinunciato».