Quattro ergastoli e condanne per un totale di 44 anni per altri cinque imputati. Questa la decisione del gup distrettuale di Catanzaro per i 9 imputati del Vibonese nel processo con rito abbreviato nato dall’operazione antimafia denominata “Conquista” contro il clan Bonavota di Sant’Onofrio. A vario titolo venivano contestati i reati di omicidio, ricettazione, danneggiamento, estorsione, detenzione illegale di armi e favoreggiamento. 


Carcere a vita per i fratelli Domenico, Pasquale e Nicola Bonavota, e per Onofrio Barbieri. Francesco Fortuna, invece, è stato condannato a 30 anni di reclusione. Queste le altre condanne: 4 anni per Giuseppe Lopreiato, Domenico Febbraro, anche loro di Sant’Onofrio, e Vincenzino Fruci, di Acconia di Curinga; 2 anni e 4 mesi per Francesco Michienzi di Acconia di Curinga (collaboratore di giustizia).


I fatti di sangue al centro del processo riguardavano l’omicidio di Raffaele Cracolici, alias “Lele Palermo”, ucciso il 4 maggio 2004 a colpi di arma da fuoco a Pizzo Calabro, e quello di Domenico Di Leo, alias “Micu Catalanu”, ucciso a Sant’Onofrio in via Tre Croci il 12 luglio 2014. Per l'omicidio di Di Leo dovevano rispondere: Domenico Bonavota, Pasquale Bonavota, Nicola Bonavota, Onofrio Barbieri e Andrea Mantella. Per tale fatto di sangue, Francesco Fortuna è già stato condannato in separato processo a 30 anni di carcere.


Domenico Di Leo, detto “Micu i Catalanu”, era ritenuto dagli inquirenti un componente dello stesso clan Bonavota con il ruolo di “braccio armato”. Entrato in contrasto con i figli del defunto boss Vincenzo Bonavota, è stato attinto da diversi colpi d’arma da fuoco (Kalashnikov e fucile a pompa), tanto che sul posto sono stati rinvenuti i bossoli di oltre 45 colpi.


Per l'omicidio di Raffaele Cracolici, boss di Maierato, dovevano invece rispondere: Pasquale Bonavota, Nicola Bonavota, Francesco Fortuna, Onofrio Barbieri ed Andrea Mantella, mentre Domenico Bonavota, Francesco Michienzi e Vincenzino Fruci per tale fatto di sangue sono stati già giudicati ed assolti in via definitiva nell’operazione antimafia denominata “Uova del drago”.


Raffaele Cracolici, secondo la tesi accusatoria, sarebbe stato eliminato dal clan Bonavota per sgomberare il campo da uno scomodo rivale sull’area industriale di Maierato. Domenico Febbraro era poi accusato di aver materialmente esploso undici copi di pistola all’indirizzo del cancello di ingresso della struttura ricettiva “Popilia Country Resort”. Sul posto sarebbe stato accompagnato da Giuseppe Lopreiato, presunto autista di Domenico Bonavota, quest'ultimo ritenuto il mandante della sparatoria.


Impegnati nel collegio di difesa gli avvocati: Armando Veneto, Sergio Rotundo, Francesco Muzzopappa, Nicola Cantafora, Vincenzo Gennaro, Tiziana Barillaro, Salvatore Staiano, Giovanni Gemelli, Raffaele Rizzuti, Antonino Tillieci, Giuseppe Spinelli, Maria Grazia Conidi (per il collaboratore Michienzi), Manfredo Fiormonti (per Mantella), Nicola D'Agostino e Giosuè Monardo.