Riceviamo e pubblichiamo le precisazioni dell'avvocato della dirigente. Di seguito la nostra controreplica
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Rceviamo e pubblichiamo integralmente la replica dell'avvocato della dottoressa Barbieri in merito all'articolo pubblicato sulla nostra testata "Inchiesta concorso ispettori scolastici, pure la Barbieri (non indagata) rifiuta di dare conto":
"La Dott.sa R. Barbieri non ha inteso rispondere alle domande del giornalista in quanto ciò le è precluso dal Codice di comportamento del Ministero dell' istruzione, dell'università e della ricerca, adottato con D.M. 30 giugno 2014, n.525, ai sensi dell'art.54 D.Lgs. 30 marzo 2001, n. 165, e secondo le disposizioni di cui al d.P.R. 16 aprile 2016, n. 62, recante il Codice di comportamento dei dipendenti pubblici. Inoltre, non è suo costume commentare l'attività della Magistratura, ma è, invece, sua esclusiva prerogativa tutelare il decoro e il buon andamento della Pubblica Amministrazione di cui è Dirigente. La Dott.sa R.Barbieri, tra l'altro, non solo non risulta indagata nell'ambito dell'operazione di polizia denominata "Diacono", ma il suo nome non compare in nessuno dei fatti oggetto di attenzione penale ed è da ritenere, rispetto tale vicenda, completamente estranea se non, addirittura, per i dialoghi intercettati tra alcuni degli indagati, parte lesa".
"L'lng. Ottavio Rizzuto l '11.02.2020 è stato scarcerato perché il Tribunale del Riesame di Catanzaro ha completamente annullato l'ordinanza di custodia cautelare a suo carico e, inoltre, la "dichiarata «contiguità» con il clan" che il giornalista ha enfatizzato è il frutto di un errore nella trascrizione dei dialoghi captati (la parola pronunciata dall'lng. O. Rizzuto è stata "contabilità" e non "contiguità") di cui gli stessi investigatori hanno preso atto".
La controreplica di Agostino Pantano
Prendiamo atto delle due precisazioni. Peccato che quando avevamo cercato la dirigente Barbieri per l'intervista, lei - scegliendo di chiuderci il telefono in faccia, non appena sentito l'argomento e la nostra richiesta di incontro - non abbia sciorinato, evitando di scomodare un ufficio legale per così poco, l'ampia citazione di queste norme che, ora, servono all'avvocato, al netto di qualche data sbagliata, per dire che lei non è che non volesse rispondere, come è sembrato, è proprio che non può rispondere.
Invece, l'avvocato sembra dimenticare che la dirigente avrebbe l'obbligo di rispondere e chiarire - sopratutto perchè non indagata, come noi abbiamo detto sin dal titolo del servizio - per tutelare il decoro e il buon andamento della pubblica amministrazione che il suo difensore evoca - questo gli impone infatti l'articolo 7 del d.m. 30/6/2014, che nella sua richiesta il legale ha scordato di nominare - visto il doppio caso che non certo i giornalisti hanno fatto scoppiare.
Il concorso per ispettore del Miur, di cui Barbieri è rimasta l'unica commissaria libera da doveri e obblighi imposti dall'autorità giudiziaria (Piscitelli e Calvosa sono infatti indagati), getta ombre sugli uffici che lei dice di voler tutelare? Bene, non ha che un modo per fugare i sospetti sulla selezione messi finanche al centro di una interrogazione, precedente all'indagine, ovvero rispondere di sì alla richiesta di intervista video che questa volta inoltreremo via mail: vi è un dovere di chiarezza ed è giusto ottemperarlo per tranquillizzare i calabresi sul profilo di chi ha il compito di vigilare sulle scuole dei loro figli. Occasione, questa, che puà essere propizia anche per spiegare se è vero che la dirigente Barbieri poteva essere considerata incompatibile nel ruolo di commissaria, al netto dei dubbi sulla graduatoria finale già esplicitati nell'interrogazione di Roberto Occhiuto, e della carenza di organico dell'Usr che certamente costringe a coinvolgere nelle valutazioni dei candidati, anche dirigenti che hanno avuto rapporti pregressi con loro: ci potrà spiegare se questo andazzo, che non è certo colpa sua, è decoroso oppure no.
Anche l'altra precisazione che l'avvocato ci ha chiesto, e che evidentemente dimostra come sia stata indovinata la nostra scelta di cercare presso un domicilio unico e diverso - notizie intorno alla commissaria Barbieri - sembra fuori tema: non eravamo andati dall'indagato Rizzuto per parlare delle sue presunte responsabilità penali, bensì per vedere se presso la sua residenza si trovasse pure la compagna, posto che questa informazione è diventata di libero accesso dopo la pubblicazione di alcune intercettazioni telefoniche in un'inchiesta che lo riguarda ancora. Precisare, come fa l'avvocato in un mix di zelo e imbarazzo, a che punto sia una delle indagini che coinvolgono Rizzuto, non modifica il quadro: lo avevamo cercato come risaputo compagno della dirigente Barbieri, non come indagato.