"Archimede", la nuova inchiesta della procura di Paola che punta a fare luce sulla depurazione della zona del litorale dell'alto Tirreno cosentino, conta in tutto diciassette indagati. Tra questi, dieci sono stati attinti da misure cautelari. Per quattro persone è scattata la misura degli arresti domiciliari, per gli altri, a vario titolo, è stata applicata la sospensione dall'esercizio del pubblico ufficio, il divieto temporaneo di contrarre con la pubblica amministrazione o esercitare l'attività professionale e l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

Le misure cautelari

Gli indagati sono: Tiziano Torrano, responsabile dell'ufficio tecnico settore II del Comune di Diamante; Pasqualino De Summa, titolare della ditta De Summa Srl Unipersonale; Maria Mandato, legale rappresentante della ditta Depurer Srl, Giuseppe Maurizio Arieta, responsabile del servizio Lavori Pubblici del Comune di San Nicola Arcella. Per loro è stata disposta la misura cautelare degli arresti domiciliari. Albina Rosaria Farace, responsabile del servizio tecnico del Comune di Sangineto, e Francesco Fullone, tecnico Arpacal della prevenzione nell'ambiente e nei luoghi di lavoro, sono stati sospesi dall'esercizio del pubblico ufficio. Per Enzo Ritondale, legale rappresentante della ditta Edil Costruzioni, e Renato La Sorte, socio della società Teknomax Srl, è scattato il divieto temporaneo di contrattare con la pubblica amministrazione per un periodo, rispettivamente, di 12 e 6 mesi. La sindaca di San Nicola Arcella, Barbara Mele, ha invece l'obbligo di presentarsi alla polizia giudiziaria, mentre per l'ingegnere Vincenzo Cristoforo, che è anche assessore all'Urbanista al Comune di Belvedere Marittimo, è stato deciso il divieto temporaneo di esercitare l'attività professionale.

Gli altri indagati

Nell'elenco degli indagati figurano anche Alberto De Meo, Francesco Astorino, Giovanni Amoroso, e Giovanni Palmieri, dipendenti della ditta intestata a De Summa. Ed ancora, Giuseppe Antonio Oliva, Virgilio Cordero e Vincenzo Perrone impiegati nella ditta facente capo alla Mandato. Per loro il giudice delle indagini preliminari del tribunale di Paola, Rosa Maria Mesiti, non ha applicato alcuna misura cautelare.

Indagini lunghe e articolate

L'inchiesta sulla depurazione ha preso il via dopo un esposto inoltrato alla procura di Paola da un privato cittadino. Per acquisire elementi utili, gli investigatori si sono avvalsi delle attività di captazione ambientale telefonica e telematica, di video riprese, di acquisizione documentale, di servizi di osservazione e di consulenze tecniche. Il quadro accusatorio contesta le procedure di affidamento di alcune gare pubbliche e le modalità di smaltimento delle acque reflue.

La sindaca Mele: «Sono serena»

«Sono consapevole di riuscire a dimostrare la liceità e limpidezza delle mie condotte, tese, come sanno i tanti che mi conoscono, esclusivamente al bene comune». È il commento della sindaca di San Nicola Arcella, tra i diciassette indagati dell'inchiesta "Archimede". «L’episodio isolato per il quale risulto indagata - si legge in una nota affidata alla stampa - non attiene alla gestione della depurazione, alla salubrità delle acque o altre situazioni del genere ma esclusivamente all’indicazione di una data su una delibera di giunta sulla quale i miei legali, gli avvocati Vincenzo Adamo e Giorgio Cozzolino, soffermeranno la loro attenzione nelle prossime interlocuzioni con l’autorità giudiziaria, per confutarne la tesi».