«Ieri la VI Sezione Penale della Suprema Corte di Cassazione, ha rigettato il ricorso della Pubblica Accusa e confermato l’assoluzione per l’ex sindaco di Aieta, Gennaro Marsiglia. Finalmente l’uomo politico, il professionista e, soprattutto, il padre, esce da un incubo giudiziario (ma non solo) durato sei lunghissimi anni, in cui è stato anche privato della libertà personale per circa sei mesi». Sono le parole contenute in un comunicato stampa. Marsiglia era finito nell'inchiesta Appalto amico nel luglio del 2018, mentre rivestiva la carica di primo cittadino nel piccolo comune di Aieta. Ma le contestazioni della procura si riferivano alle sue attività di responsabile finanziario dei comuni di Maierà e Buonvicino.

Le accuse

«I reati contestatigli erano tutti contro la Pubblica Amministrazione: corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio (per un periodo compreso tra il 2009 ed il 2017); turbata libertà degli incanti e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente - si legge ancora -. All’udienza preliminare, la difesa, rappresentata dagli avvocati Nicola Carratelli ed Alessandro Gaeta, aveva chiesto ed ottenuto di procedere con il rito abbreviato condizionato all’acquisizione di una serie di documenti. Il tribunale di Paola, dopo la requisitoria del PM e le arringhe difensive, condannava il Marsiglia alla pena di anni 4 di reclusione, all’interdizione perpetua dai pubblici uffici ed alla confisca di € 42.671,00, corrispondenti al profitto del reato. Sentenza dagli effetti devastanti, non solo sotto l’aspetto umano, ma anche se si considera il ruolo pubblico svolto da Marsiglia che, all’epoca dei fatti, era sindaco di Aieta, e, da dottore commercialista, era titolare di un avviato studio con consolidati rapporti di collaborazione e consulenza sia con privati che con diversi Enti Pubblici».

L'assoluzione

Avverso la sentenza di primo grado, veniva proposto appello e la Corte di Appello di Catanzaro, I Sez. Penale, in data 24.05.21, riformava la sentenza impugnata, ritenendo che per alcuni capi di imputazione “il fatto non sussiste” (tra questi, il reato di corruzione, ndr), con revoca della confisca e delle altre pene accessorie. Di parere contrario era la Pubblica accusa, evidentemente convinta delle proprie ragioni e, pertanto, proponeva ricorso per Cassazione il cui esito, come anticipato, è stato di totale rigetto, con conseguente conferma della sentenza di appello.

Le dichiarazioni di Marsiglia

Sul punto, Marsiglia dichiara: «Come è facile intuire, tra le cose che mi hanno fatto e mi fanno stare più male, vi è quella di essere stato accusato ingiustamente di condotte che non solo non ho mai posto in essere, ma che non mi appartengono per educazione civica e morale. Ho sempre agito nel rispetto delle regole, con la consapevolezza che il proprio agire deve essere da esempio, ancor di più se si ha famiglia, ed io ce l’ho». Poi, Gennaro Marsiglia conclude: «Posso lasciare solo all’immaginazione di chi legge tutto quello che in questi anni ho dovuto subire a causa di accuse del tutto infondate. È vero, la Cassazione ha messo la parola fine alla vicenda giudiziaria, ma gli strascichi di questa vicenda vanno ben oltre le aule di giustizia, lasciano un segno indelebile che non mi consentirà più di riappropriarmi della vita che avevo prima. Approfitto per ringraziare pubblicamente tutte le persone che mi sono state vicine».