Le chat dell’ex pm di Roma Luca Palamara continuano a tenere banco al Consiglio superiore della magistratura. Nella giornata di domani, 11 gennaio 2023, il Plenum di Palazzo dei Marescialli dovrà assumere un’altra importante decisione sulla conferma o meno del procuratore di Terni, Alberto Liguori, originario di San Demetrio Corone, comune arbëreshë in provincia di Cosenza.

Liguori, com’è noto, in passato è stato membro del Consiglio superiore della magistratura e, da come risulta dalle conversazioni telematiche con l’ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati, avrebbe mostrato interesse per la nomina del presidente della sezione penale del tribunale di Cosenza. E non solo.

La quinta commissione si divide

Nel caso in esame, com’è successo per il procuratore di Crotone Giuseppe Capoccia, la quinta commissione del Consiglio Superiore della Magistratura ha assunto due diverse posizioni. La proposta A, quella della riconferma delle funzioni direttive, è stata firmata dal consigliere di Unicost Michele Ciambellini e sostenuta dai consiglieri Alessio Lanzi (laico di Forza Italia) e Antonio D’Amato (componente di Magistratura Indipendente). Astenuto il consigliere Sebastiano Ardita, mentre il consigliere laico, originario di Catanzaro, Fulvio Gigliotti ha deciso di non partecipare alla votazione.

La proposta B, invece, è stata formulata dal consigliere Alessandra Dal Moro, espressione di AreaDg. Anche in questo caso Ardita si è astenuto.

Gli incarichi al tribunale di Cosenza

Liguori, in sostanza, aveva chiesto all’allora consigliere del Csm Luca Palamara, di perorare la causa del giudice Paola Lucente, attuale presidente della Corte d’Assise di Cosenza, per il ruolo semi-direttivo di presidente della sezione penale del tribunale di Cosenza. Incarico ambito in quel momento anche dal giudice Salvatore Carpino, poi uscito momentaneamente “vincitore” della votazione plenaria. Momentaneamente in quanto la sua delibera fu impugnata dal giudice Carmen Ciarcia che ottenne un giudizio favorevole sia dal Tar del Lazio che dal Consiglio di Stato e oggi infatti presiede la sezione dibattimentale del Palazzo di giustizia cosentino.

Perché Liguori deve essere riconfermato

Secondo il consigliere Ciambellini, «l’interessamento posto in essere per l’incarico semi-direttivo, d’altro canto, non è risultato in alcun modo legato ad aspirazioni professionali o a interessi privati del dott. Liguori, il quale non opera più nel territorio calabrese da oltre dieci anni e non ha presentato domande per posti direttivi in tale Regione». E ancora: «Considerazioni pienamente in linea con l’assenza di specifiche censure in occasione dei plurimi pareri e rapporti licenziati (ben nove) in occasione di procedure per il conferimento di incarichi ovvero delle periodiche valutazioni di professionalità nell’ultimo biennio, allorquando le chat in argomento erano già di pubblico dominio (ha evidenziato il dott. Liguori nell’audizione del luglio 2022, appellandosi a principi di coerenza e non contraddittorietà dell’azione amministrativa). In definitiva, fugato ogni sospetto sulla figura professionale del dott. Liguori, può con serenità affermarsi come lo stesso si sia rivelato dirigente di sicura competenza e in possesso di spiccate doti organizzative, che gli hanno consentito di assicurare piena funzionalità ed efficienza all’Ufficio».

Le chat tra Liguori e Palamara

Nel motivare la proposta B, ovvero la non riconferma delle funzioni direttive dell’ufficio inquirente di Terni, l’esponente della sinistra giudiziaria, Alessandra Dal Moro ha ripercorso le chat con Palamara, nelle quali Liguori manifestava disappunto «per la proposta di nomina formulata dalla Quinta Commissione del Csm, quale presidente di sezione del Tribunale di Cosenza, del dott. Carpino, nonché delle pressioni esercitate dal dott. Liguori affinché la proposta ricadesse invece a favore della dott.ssa Lucente». La quinta commissione aveva dato quattro voti a Carpino e due a Lucente.

Il 26 ottobre 2017 Liguori scriveva: «A Cosenza con Carpino Mancinetti ed io perdiamo 25 voti su 39” e Palamara risponde: “Recuperiamo”. Le sollecitazioni per portare avanti la “pratica Lucente” erano arrivate anche il 24 novembre 2017 e nel successivo mese di dicembre, quando ancora Liguori sollecita Palamara: «Adesso fammi vedere se ci tieni alla Calabria: ribalta pst Cosenza da carpino a lucente: appuntamento plenum 13 dicembre, saluti alberto».

Come si è difeso il procuratore Alberto Liguori

Liguori è stato sentito il 4 luglio 2022 dinanzi alla quinta Commissione del Csm, ove, nella sostanza, ha ribadito quanto già dichiarato alla prima commissione del CSM durante l’audizione del 8 settembre 2020 nella procedura ex art. 2 l.g.

Il procuratore di Terni, con specifico riguardo alla vicenda relativa agli incarichi semidirettivi presso il tribunale di Cosenza e alla promozione del giudice Paola Lucente, ha riferito di essere legato al territorio calabrese sia per le sue origini, sia per avervi esercitato le funzioni per circa un quindicennio, tra Cosenza e Catanzaro, il che gli ha consentito di conoscere personalmente i colleghi aspiranti al posto semi-direttivo oggetto delle interlocuzioni anche in considerazione delle piccole dimensioni del tribunale di Cosenza.

Liguori, sul punto, ha aggiunto «di essere consapevole del fatto che il dottor Carpino era, tra tutti gli aspiranti, l’unico manchevole del requisito attitudinale delle funzioni dibattimentali», richiamando la sua esperienza quale consigliere del Csm nella consiliatura 2010-2014, che gli ha permesso di acquisire una buona conoscenza del Testo Unico sulla dirigenza, tale da poter criticare l’operato della quinta Commissione.

«Perché Liguori non deve essere confermato»

Tuttavia, le conclusioni poste nella proposta B sono molto dure rispetto al narrato fornito dal procuratore di Terni: «Liguori ha speso l’uso della propria qualità di magistrato, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Terni, per alterare il corretto svolgimento del procedimento amministrativo afferente il conferimento di uffici direttivi o semidirettivi, e ciò ha fatto attraverso il dott. Palamara sia quando questi rivestiva il ruolo di consigliere sia dopo, attraverso richieste pressanti e reiterate al dott. Palamara consigli strategici per il raggiungimento di accordi di voto. A differenza di quanto asseritamente dichiarato dal dott. Liguori (il quale vorrebbe presentare simili condotte semplicemente come una libera manifestazione di opinioni e convincimenti soggettivi, nonché di una critica tecnica e giuridica espressa su richiesta del dott. Palamara), risultano sistematiche condotte dirette - per mezzo del condizionamento di un consigliere in carica appartenente alla sua stessa corrente - a incidere sugli esiti comparativi, che intaccano certamente anche la sua credibilità ed autorevolezza». Domani la decisione.