VIDEO | Si pensa a trovare loro un lavoro, a insegnargli la lingua italiana e inserire i bimbi a scuola. Ma le donne tengono a precisare: «Appena ci sarà la pace torneremo in Ucraina»
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Sono giovani, giovanissime, hanno meno di trent’anni, la bandiera ucraina cucita sulle maglie, la pelle chiara. Con i loro bimbi in braccio, la più piccola ha soli due anni, aiutati da alcuni loro connazionali, spiegano alla Caritas diocesana di essere fuggite, che i loro mariti sono in guerra e loro, in attesa della pace, hanno raggiunto la Calabria e l’Italia in cerca di un posto in cui stare, una scuola in cui mandare i bambini, un lavoro per potersi mantenere in attesa della pace.
C'è molto da fare
Sono 25 le persone (madri con bambini) arrivate a Lamezia Terme, oggi la Caritas ne ha accolto una delegazione per recepirne i bisogni, capire la loro situazione e come intervenire. E in poco tempo la macchina della solidarietà è partita. L’ente sta già vagliando i possibili luoghi in cui alloggiare le mamme con i loro piccoli e sta contattando le scuole per verificare cosa serve, specialmente a livello sanitario, per avviarne l’inserimento.
I piccoli hanno bisogno dei loro coetanei, di serenità e di dimenticare l’orrore che hanno visto. Non gli sfuggono sorrisi quando vengono offerti loro dolcetti e cioccolato, hanno già imparato a dire grazie e accolgono il vescovo mons. Schillaci con un “buongiorno”.
«Insieme – spiega don Fabio Stanizzo, direttore della Caritas Diocesana - stiamo cercando di vedere che cosa possiamo fare per aiutarli. Non si tratta solo dell’ospitalità, diverse famiglie, strutture e anche diocesi si sono messe a disposizione, ma serve anche le presa in carico e, quindi, l'accogliere, l'ascoltare, inserirli in dei contesti sereni e pacifici».
Burocrazia, vaccini e alfabetizzazione
Si pensa anche a dei corsi di alfabetizzazione di italiano per le mamme, alla scuola per i piccoli. Il vescovo ha ringraziato tutti coloro che si sono messi a disposizione, a partire dalla comunità ucraina e dai suoi sacerdoti, per mettere in moto un movimento di inserimento positivo e accogliente.
Dietro c’è anche molto lavoro burocratico. La Caritas sta analizzando la parte legale, verificando il tipo di vaccino che è stato loro fatto contro il Coronavirus e le vaccinazioni necessarie per potere accedere a scuola.
Le donne vogliono lavorare, raccontano che fa parte della loro identità darsi da fare, ma spiegano che questa è solo una soluzione provvisoria, vogliono tornare nella loro patria appena sarà possibile, appena ci sarà quella pace e quella tranquillità per potere crescere lì i loro figli.