Accusata di concorso in omicidio e rinchiusa in carcere per 687 giorni fino all’assoluzione in primo e secondo grado. Nella giornata di ieri, la Corte d’appello di Reggio Calabria ha riconosciuto l’ingiusta detenzione di Rosina Napoli condannando il ministero delle Finanze al pagamento di circa 179mila euro. I giudici di pizza Castello hanno accolto la richiesta avanzata dagli avvocati Guido Contestabile e Federica Bellamena. La donna era rimasta coinvolta nell’inchiesta sull’omicidio di Fabrizio Pioli, l’elettrauto di Gioia Tauro ucciso il 23 febbraio 2012 per una relazione d’amore con una donna sposata, Simona Napoli. Per quell’omicidio sono stati condannati all’ergastolo Antonio e Francesco Napoli e a 13 anni e quattro mesi Domenico Napoli, rispettivamente marito, nipote e figlio di Rosina Napoli. Secondo le indagini coordinate dalla procura di Palmi, ed eseguite dai carabinieri della compagnia di Gioia Tauro, la donna aveva aiutato i suoi familiari nell’organizzazione del delitto e per questo motivo era finita in carcere. Una ricostruzione, però, non ritenuta valida in sede processuale. I giudici di Corte d’assise di Palmi e quelli di Corte d’appello di Reggio Calabria avevano assolto la Napoli e, in virtù di quelle sentenze, ieri le è stata riconosciuta l’ingiusta detenzione.