La guerra sotterranea fra Fratelli d’Italia e Forza Italia si sta spostando sempre di più dagli scranni istituzionali alle poltrone televisive. L’ultima polemica che ha travolto il Governo riguarda infatti il sottosegretario ai Beni Culturali Vittorio Sgarbi per la sua attività collaterale a quella di membro del Governo. Secondo un’inchiesta del Fatto Quotidiano queste attività, da febbraio ad oggi, hanno fruttato al critico d’arte qualcosa come 217mila euro, Iva esclusa. Nell’elenco delle sue partecipazioni ci sono anche due tappe calabresi.

Il sottosegretario, ad esempio, si è assicurato un cachet da diecimila euro per inaugurare la mostra del maestro Franco Azzinari a San Demetrio Corone, paese arbereshe della provincia di Cosenza. Inaugurazione che ancora deve tenersi. Ma il vero capolavoro, Sgarbi lo ha compiuto al Festival del Sud a Vibo Valentia. Qui il 9 maggio del 2023 si è fatto versare dagli organizzatori un cachet di 5.100 euro per presentare un libro. Non un volume qualsiasi però, bensì il suo “Canova e la bella amata”. In pratica si è fatto pagare per fare promozione al suo libro. Chapeaux. Sono solo due casi di una miriade di ospitate, inaugurazioni, partecipazioni ad eventi e similari.

Il ministro Sangiuliano non l’ha presa affatto bene ed è scoppiato un caso politico. Basti pensare che ieri presso la sala stampa della Camera, location un po’ insolita, si è tenuta la conferenza stampa di presentazione di Miss Italia. Il sottosegretario avrebbe dovuto fare il presidente di giuria (anche in questo caso dietro un compenso di diecimila euro), ma il deputato meloniano Fabio Petrella ha detto laconico «per lui Miss Italia finisce qui».

Leggi anche

Finirà anche la sua esperienza di Governo? C’è chi dice che il pugno duro verso Sgarbi è una nuova puntata dello scontro acceso dai fuori onda di Striscia la Notizia, fatto sta che la seggiola del critico d’arte traballa parecchio. Al Ministero stanno incrociando i dati delle missioni di Sgarbi (coperte con fondi pubblici) con quelli delle ospitate a pagamento svolte nello stesso periodo. Insomma tira una brutta aria per lui che si difende sostenendo che è sottosegretario perché è Sgarbi, non il contrario. Insomma la gente lo invita per la sua riconosciuta competenza e per la sua proverbiale retorica. Il critico quindi sostiene di non essere in quota di nessuno, bensì in quota Sgarbi proprio per non farsi mettere addosso l’etichetta di forzista. In effetti il critico si candidò con “Noi Moderati” di Lupi senza essere eletto. Dopo un pressing per diventare ministro dei Beni Culturali, alla fine ha spuntato la carica da sottosegretario. Ma ora il vento sta cambiando con la Meloni che inizia a vedere di cattivo occhio tutto ciò che proviene da Mediaset.

Ulteriore prova viene dal cda Rai dell’altra sera. I membri hanno deciso di rimuovere il tetto del 6% alla raccolta pubblicitaria cui era vincolata la tv di Stato. Ufficialmente il motivo è quello di coprire le minori entrate derivanti dalla riduzione del canone televisivo previsto in manovra. Ma è indubbio che una decisione del genere finirà per pesare soprattutto sui conti di Mediaset.

Ovviamente la Meloni nega. «Non ho problemi né con Salvini né con Tajani né con Mediaset. Con Mediaset il governo ha dei rapporti che si hanno con una grande azienda», ha affermato la presidente del Consiglio nel punto stampa  al termine del vertice Ue a Bruxelles.

«So che il ministro Gennaro Sangiuliano ha inviato la documentazione all'Antitrust - ha detto poi con riferimento al “caso” Sgarbi - aspettiamo e valuteremo nel merito». Ma dietro le rassicurazioni tutto ribolle.