«La sporcizia presente nelle condotte idriche, unita alle frequenti interruzioni che determinano accumulo di aria nelle tubature, finiscono per incrementare i consumi del 10 per cento. Acqua non consumata che finiamo comunque per pagare».

 

È quanto afferma il Codacons che denuncia l’inattendibilità dei consumi su cui si fondano le bollette.
«Non solo le dispersioni, quindi, ma anche l’inefficienza della rete distributiva finisce per incrementare le nostre bollette», sostiene Francesco Di Lieto, vicepresidente nazionale del Codacons, che annuncia di aver attivato un contenzioso sui consumi “gonfiati” dell’acqua.
«Proviamo a essere chiari - prosegue Di Lieto -. Chi di noi, soprattutto da bambino, annaffiando il giardino o lavando l’auto, non è stato tentato dalla voglia di stringere lo sbocco del tubo, allo scopo di aumentare la “forza” dell’acqua. Per una legge dell’idrodinamica, se restringiamo la superficie da cui fuoriesce l’acqua, otteniamo un aumento della velocità di uscita. Quindi più restringiamo il tubo, tanto più il getto sarà “veloce” ed arriverà lontano».

 

Acqua troppo "veloce" nei tubi

 

Secondo il Codacons, quindi, la maggiore velocità dell’acqua causata dalle ostruzioni altererebbe il conteggio dei consumi effettivi, facendo girare più velocemente il mulinello al quale è collegato il contatore di casa.
«Queste “maledette” ostruzioni, soprattutto in Calabria, sono da imputare alle impurità, alla sabbia, al pietrisco, ai depositi calcarei. Tutte conseguenze delle continue interruzioni e tutte direttamente riconducibili ad una rete idrica colabrodo, che da sempre fa dannare i Calabresi».

 

La prova effettuata da Codacons


A conferma della sua tesi, il rappresentante dell’associazione dei consumatori invita a ripetere la prova che ha effettuato il Codacons: «Dopo aver chiuso bene tutti i rubinetti, abbiamo riempito un bidone da 20 litri per poi verificare quanta acqua sia stata misurata dal contatore. Durante il nostro esperimento il consumo registrato dal misuratore è stato superiore ai 20 litri effettivamente prelevati. Infatti ne sono risultati addebitati 21,10 litri. Considerato che il consumo medio giornaliero di acqua è pari a circa 220 litri per persona (censimento Istat 2012), se i nostri dati fossero omogenei sul territorio, ogni Cittadino pagherebbe ben 11 litri in più al giorno. Praticamente un nucleo familiare composto da 4 persone, pagherebbe ogni anno ben 16mila litri d’acqua in più che non ha mai consumato».

 

Paghiamo pure l'aria


Ma c’è di più, secondo Di Lieto si finirebbe per pagare anche l’aria, che si accumula nelle condutture a causa delle frequenti interruzioni nell’erogazione dell’acqua e che, passando per prima nei misuratori, verrebbe poi puntualmente “fatturata”.
Da qui la decisione dell’associazione dei consumatori di attivare un contenzioso finalizzato ad ottenere una verifica metrologica a campione sui misuratori in Calabria.