VIDEO | La storia di Oksana, partita da Dnipro con la famiglia e accolta a Bova Marina: «Non sappiamo cosa ci riserverà il futuro. Viviamo alla giornata e siamo grati a questa comunità» (ASCOLTA L'AUDIO)
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«In Ucraina si sta combattendo per tutti i popoli liberi e le democrazie d’Europa. Il nostro è diventato un paese di frontiera tra la Russia e l'Occidente, un argine, un luogo in cui coloro che continuano ad essere sorelle e fratelli si ritrovano adesso parti avverse in un conflitto. Questa è una guerra per l’indipendenza dell’Ucraina e per la difesa strenua della libertà Europea». Questa la visione di Oksana Voronezhska, giunta nel reggino con la sua famiglia dalla città russofona nell'est dell’Ucraina di Dnipro, dal nome del fiume più importante del Paese che l'attraversa. Situata tra Mariupol e Kiev, Dnipro è la terza città più grande dopo la capitale e Karkhiv.
Partita in macchina all’inizio dei bombardamenti, dopo alcuni giorni di viaggio, Oksana e la sua famiglia hanno varcato il confine italiano, giungendo fino in Calabria, dove a Bova Marina, nel reggino, sono stati subito accolti.
Grazie alla comunità di Bova Marina
«Desideriamo ringraziare profondamente la comunità di Bova che subito ci ha aperto il suo cuore, mettendosi a disposizione. Ringraziamo in particolare l'associazione dei Commercianti Bovesi, del suo presidente Walter Familiari che ci ha dato loro le chiavi della sua abitazione al mare, e della Protezione civile Stella Maris, del suo presidente Antonio Spinella e del coordinatore Fabio Siclari, per la presenza e l'assistenza per ogni necessità. Ogni giorno, la comunità tutta ci coccola portandoci del pane fresco, dedicando tempo ai nostri cinque bambini, tre figli miei e due di mia sorella partita con me e con i miei genitori. Siamo veramente grati del calore e della generosità di cui siamo stati destinatari», sottolinea Oksana, imprenditrice e psicologa la cui vita è adesso sospesa e che comunque, anche da remoto, sta offrendo supporto ai suoi connazionali provati dalla guerra, rimasti in Ucraina o già usciti dal paese. Un’accoglienza alla quale stanno contribuendo anche molte persone ucraine già presenti nel reggino da tempo e che Oksana ha conosciuto qui a Reggio, come Lena Tretiak che gentilmente ha fatto da interprete in occasione di questa intervista.
Sentirsi ucraina parlando in russo
Si sente ucraina e parla in russo mentre racconta della guerra che si combatte anche con le propagande, con la negazione in Russia di quanto accade realmente in Ucraina e dei bombardamenti anche nelle zone russofone, con l'accusa verso le milizie ucraine di essere naziste; una guerra segnata dall'impossibilità di intavolare una discussione con Putin, arrivato nel loro paese solo per aggredire. Parla di Zapad, dell'Occidente e delle ambizioni di Putin che non si sa fino a che punto si spingerà in questa guerra, in questa idea di impero.
Si sente ucraina e parla in russo perché, nonostante la guerra in atto, non intende rinnegare le sue origini e la sua storia personale, essendo questa la sua prima lingua, quella che ha imparato da bambina quella che ha tutto il diritto di parlare. Così è in russo che Oksana racconta con coraggio e convinzione del desiderio di indipendenza del suo Paese, l’Ucraina, e di un futuro di libertà e democrazia possibile solo in Europa. Per lei non è una contraddizione ma una condizione della quale, viste le circostanze, adesso ridefinire i tratti senza mettere in discussione storia, origini, libertà e avvenire. Non rinnega la sua cultura e la sua identità poliedrica, non rinuncia ad esprimere la sua opinione filoeuropea e ad invocare democrazia, Oksana che nel suo futuro non esclude di imparare anche la lingua ucraina e anche l'italiano, la lingua del paese che la sta accogliendo con i suoi figli.
«I bambini più grandi stanno seguendo a distanza le lezioni scolastiche, grazie all’attività volontaria svolta da docenti che, chiuse le scuole in Ucraina, stanno impartendo lezioni da casa. Pensiamo però anche ai bimbi più piccoli che a scuola ancora non vanno e che non si sa dove potranno iniziare a frequentarla», spiega Oksana che ad oggi pensa a come integrarsi in Calabria e a come rimodulare anche per le sue attività imprenditoriali segnate dal conflitto e dalla fuga.
Mir
«Non sappiamo cosa ci riserverà il futuro. Non sappiamo cosa accadrà nelle prossime ore. Viviamo alla giornata e siamo grati delle ore di sole che questa terra ci sta regalando. Non ci aspettiamo, ad oggi, altro che di sentirci al sicuro, salvi da quelle bombe. Vogliamo intanto costruire qui la nostra vita, in questo momento così drammatico, con la speranza profonda e tenace di tornare presto in un’Ucraina libera in Europa e in Pace, dove i nostri figli possano crescere sereni e tranquilli», conclude Oksana che pronuncia più volte la parola Mir (in russo Pace), mentre qualche lacrima accende di commozione i suoi bellissimi occhi azzurri.