La richiesta in prima battuta era giunta dall'avvocato difensore del neo collaboratore di giustizia. Oggi in udienza la procura generale di Catanzaro ha prodotto un atto nel quale sono riportate pochissime frasi in senso autoaccusatorio. La sentenza d'appello è prevista tra un mese
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
Nel processo Kossa la procura generale di Catanzaro ha depositato un verbale stringatissimo del neo pentito di 'ndrangheta Luca Talarico, ragazzo originario di Spezzano Albanese. Il sostituto procuratore generale Giuseppe Cava, già pm della procura di Cosenza, ha chiesto di acquisire le dichiarazioni del presunto esponente del clan Forastefano di Cassano Ionio. Nel verbale il collaboratore ha detto di aver fatto parte della cosca di 'ndrangheta operante nella Piana di Sibari. Le difese sul punto non si sono opposte dopo aver letto le brevissime propalazioni non omissate dalla Dda. L'avvocato difensore di Luca Talarico, inoltre, ha invocato che al suo assistito, sulla base di quanto prodotto, venga concessa l'attenuante della collaborazione con la giustizia.
Processo Kossa, il giudizio di primo grado
Nel primo giudizio di merito, emesso dal gup distrettuale di Catanzaro, l'impianto accusatorio della Dda di Catanzaro, rappresentata nel procedimento penale dal pubblico ministero antimafia Alessandro Riello, aveva retto per quasi tutte le posizioni. Il processo Kossa tratta le presunte attività illecite della famiglia Forastefano nella Sibaritide.
Secondo la Dda di Catanzaro, diretta all'epoca del blitz dal procuratore Nicola Gratteri (oggi capo della procura di Napoli), la costituzione della presunta associazione a delinquere dì stampo mafioso era finalizzata alla commissione dì vari reati, quali estorsioni e intestazioni fittizie dì beni.
In primo grado erano stati condannati i seguenti imputati:
- Pasquale Forastefano 18 anni di carcere
- Stefano Bevilacqua 5 anni e 4 mesi di carcere
- Domenico Massa 13 anni di carcere
- Damiano Elia 4 anni e 4 mesi di carcere
- Agostino Pignataro 7 anni e 4 mesi di carcere
- Alessandro Forastefano 8 anni di carcere
- Saverio Lento 2 anni di carcere
- Luca Talarico 12 anni di carcere
- Silvio Forastefano 3 anni di carcere
- Antonio Falabella 4 anni e 8 mesi di carcere
- Giuseppe Bisantis 1 anni e 8 mesi di carcere (pena sospesa e non menzione, ma assolto per il concorso esterno in associazione mafiosa)
- Antonio Antolino 2 anni e 8 mesi di carcere
- Leonardo Falbo 2 anni e 8 mesi di carcere
- Gianfranco Arcidiacono 2 anni e 8 mesi di carcere
- Nicola Abbruzzese 3 anni di carcere
- Enzo Gencarelli un anno, sette mesi e 20 giorni di carcere (pena sospesa)
Nel 2022, inoltre, il gup Antonio Battaglia aveva assolto Pasquale Forastefano da sei capi d’accusa, Damiano Elia dal capo 1 (associazione mafiosa), Agostino Pignataro da una presunta estorsione a un’azienda agricola, Alessandro Forastefano da quattro capi d’accusa, e Luca Talarico da un capo d’accusa.
Assoluzioni piene quelle di Vincenzo Pesce (per non aver commesso il fatto), Fabrizio Lento (per non aver commesso il fatto), Leonardo Abbruzzese (perché il fatto non sussiste), Francesco Orsino (perché il fatto non sussiste), Cosimo D’Ambra (per non aver commesso il fatto), Andrea Elia (difeso dagli avvocati Andrea Caruso e Lucio Esbardo, perché il fatto non sussiste), Claudio Abritta (perché il fatto non sussiste) e Paolo Partepilo (perché il fatto non sussiste).
Nel collegio difensivo figurano, tra gli altri, i penalisti Rossana Cribari, Giulio Tarsitano, Enzo Belvedere, Riccardo Rosa, Antonietta Gigliotti, Sandro Furfaro, Domenica Napoli, Marco Rosa, Francesco Guglielmini, Gennaro Mortati, Gianluca Serravalle, Lucio Esbardo, Andrea Caruso, Massimiliano De Rosa, Rosetta Rago, Giovanni Zagarese, Cesare Badolato, Carlo Esbardo, Francesco Scorza e Araldo Parrotta.