Assolto perché il fatto non sussiste. È quanto ha deciso Tribunale di Vibo Valentia nei confronti dell’ex sindaco di Pizzo, Gianluca Callipo, a conclusione del processo scaturito dall'inchiesta “Spiagge pulite” su presunte irregolarità nello sfruttamento di una concessione demaniale in un'area di spiaggia situata in località Savelli, nella zona marina. Oltre a Callipo sono stati assolti anche gli altri tre imputati, l’avvocato e imprenditore Vincenzo Renda e due dirigenti del Comune di Pizzo, Nico Donato - già presidente provinciale dell'ordine degli Architetti ed ex assessore al Comune di Vibo - e Nicola Salvatore Vasta. La formula usata dal Tribunale per l'assoluzione va oltre a quella richiesta dal pm Concettina Iannazzo, che nella requisitoria finale aveva comunque chiesto il proscioglimento ma, di fatto, per insufficienza di prove. Invece, i giudici hanno accolto in pieno le richieste del collegio di difesa costituito dagli avvocati Diego Brancia Vincenzo Trungadi, Nicola D'Agostino e Antonio Muscimarro, optando per la formula “il fatto non sussiste”.

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Callipo era accusato di tentata concussione e abuso d'ufficio, quest'ultimo in concorso, in relazione a condotte distinte e separate, con gli architetti Donato e Vasta che all'epoca dei fatti ricoprivano, rispettivamente, gli incarichi di dirigente tecnico e responsabile del Servizio urbanistica del Comune costiero. Per l'imprenditore Renda, titolare di un lussuoso resort in fase di costruzione nella stessa zona, gli inquirenti ipotizzavano invece il reato di corruzione. Al processo erano stati ammessi, quali parte civile, il Comune di Pizzo e la parte offesa, ovvero l'imprenditore (assistito dall'avvocato Giovanni Cilurzo) dalla cui denuncia alla Guardia di finanza era partita l'indagine, coordinata dal pm della Procura di Vibo Concettina Iannazzo.

Questa nuova assoluzione arriva dopo quella del novembre scorso nell’ambito del maxiprocesso Rinascita Scott, più rilevante per entità dell’accusa e richiesta di pena: per lui la Dda di Catanzaro aveva chiesto la condanna a 18 anni di reclusione. All’indomani di quella assoluzione, Callipo scrisse un  lungo e toccante post, in cui raccontò della sua «esistenza capovolta» dalla notte del 19 dicembre 2019, quando fu arrestato in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, dove rimase 7 mesi prima di essere liberato dalla Cassazione che riscontrò la mancanza di gravi indizi di colpevolezza.