Il caso Matacena ruota (anche) intorno a un sospetto testamento olografo. Poche righe vergate a mano che Chi l’ha visto? ha mostrato nella puntata di ieri: «Io sottoscritto Amedeo Matacena, nato a Catania il 15 settembre 1963, nel pieno delle mie facoltà mentali, con il presente testamento nomino erede universale mia moglie Maria Pia Tropepi. Dispongo la mia volontà di essere cremato. Dubai, 25 giugno 2022». La firma viene, poi confrontata con quella che appare sul passaporto di Matacena per valutare eventuali differenze nella grafia.

Procediamo per passi nel mistero. Ciò che si sa è che oggi Maria Pia Tropepi, sposata con rito islamico (non valido in Italia) dall’ex parlamentare condannato per associazione mafiosa, è indagata per il duplice omicidio dell’ex marito e di sua madre Raffaella De Carolis. La Dda di Reggio Calabria ha disposto di riesumare le due salme per eseguire esami tossicologici: si sospetta che siano stati avvelenati. Altra certezza: Matacena, nonostante le proprie presunte volontà, non è stato cremato. Sia per l’opposizione dei figli dell’armatore sia perché le autorità di Dubai hanno stoppato all’epoca della morte le richieste di Tropepi.  

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Le certezze finiscono qui. Di sicuro c’è solo che è morto, si potrebbe dire citando un celebre reportage di Tommaso Besozzi sulla tragica storia del bandito Salvatore Giuliano. Tutto il resto è un giallo: a partire dal tesoro (anch’esso presunto) di Matacena. Sempre a Chi l’ha visto? l’ex parlamentare ha spiegato, nel periodo in cui era latitante a Dubai, di non avere un soldo e di essere costretto a vivere come uno studente, con una stanza senza bagno. Nessuna latitanza dorata: di cosa sarebbe «erede universale», dunque, Maria Pia Tropepi?

Di Tropepi, influencer che sarebbe proprietaria di alcuni centri estetici, si trovano tracce sui social e in vecchi articoli che raccontano la sua storia con Matacena: nobile («ma a me non si è mai presentata come contessa», dice il suo avvocato), descritta come chirurgo estetico (ma i media nazionali non hanno trovato il suo nome in nessun albo), ha raccontato di essere in attesa di due gemelli, figli di Matacena dei quali non si sono più avute tracce pubbliche. Attilio Parrelli, avvocato della donna, spiega che «Tropepi ha sempre agito in maniera lineare, era profondamente innamorata di Amedeo Matacena. L’accusa di riciclaggio o impiego illecito di somme di denaro non ci preoccupa: dimostreremo che è infondata». Rispetto all’ipotesi di un avvelenamento, il legale non ha dubbi: «Ritengo semplicemente che il pubblico ministero voglia vederci chiaro. Non poteva essere sufficiente, anche a distanza di tempo, una mera ispezione esterna del cadavere. Ha bisogno di capire tutto ciò che ha condotto alla morte, non mi pare una cosa sconvolgente». Per Parrelli Tropepi «è serena anche se i fatti riaccendono la sofferenza per la morte di una persona a lei cara». Riguardo alla morte di Raffaella De Carolis, avvenuta prima della scomparsa di Matacena, «il figlio, ancora in vita, sarebbe stato il primo ad accorgersi di eventuali stranezze».

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Altro capitolo: l’eredità. Il legale evidenzia che «l’unico atto che è stato trascritto è stato quello di un immobile a Reggio Calabria. Tropepi è imprenditrice da prima di conoscere Matacena, continua a portare avanti le sue attività a Dubai e non solo e non mi risulta che abbia ereditato ulteriori beni».

Il matrimonio: «C’è stato un rito islamico con il quale si sono legati a Dubai, ma in Italia non esiste un atto di matrimonio».

I dubbi nascono quando si cerca di capire quale sia il patrimonio della famiglia Matacena. Si cercano i fondi prelevati dalla madre di Matacena a Montecarlo. Quel che restava del tesoretto di famiglia fu dissequestrato sette mesi prima della morte di Amedeo Matacena. Nessuno sa che fine abbia fatto questo denaro. E nessuno, al momento, sa se nel patrimonio dell’ex parlamentare di Forza Italia vi fosse soltanto debiti, anche se secondo l’avvocato Candido Bonaventura, legale della prima moglie Chiara Rizzo, «le passività superavano ormai i crediti».

Inizialmente il valore dei beni si aggirava intorno ai 10 milioni di euro tra liquidità, immobili e società, sia in Italia che all’estero (Isole Nevis, Portogallo, Panama, Liberia e Florida). Tutto sequestrato nell’inchiesta Breakfast quando in carcere finì la seconda moglie Chiara Rizzo, condannata poi a un anno con l’accusa di aver «schermato» il patrimonio del marito.

Rizzo è rientrata in possesso, dopo la sentenza (mai appellata), di 800mila euro, soldi che aveva depositato in una banca delle Seychelles. A febbraio del 2022 arriva la revoca della confisca di tutti i beni: di quella ricchezza controllata – almeno in parte – da società offshore si sono perse le tracce. L’avrebbe gestita proprio la madre di Matacena: proprio per questo anche la sua morte attira i dubbi degli inquirenti. Chi controlla oggi i beni, i fondi e le società? L’attività investigativa si concentrerà proprio sui flussi di denaro. Follow the money: i soldi possono aiutare la Dda di Reggio Calabria a risolvere questo giallo internazionale.