VIDEO | Demolito negli anni Novanta, si iniziò a ricostruirlo alcuni anni dopo ma non fu mai completato. Lo scorso dicembre è stato approvato il progetto esecutivo e nei prossimi mesi saranno avviati i lavori
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Il teatro dell’Arena Lido di Reggio Calabria, negli anni Cinquanta suggestivo luogo di cultura rimasto nel cuore e nella memoria di tanti, anche bambini che lì hanno visto i primi film, tornerà presto a risplendere, arricchendo l’atteso e ambizioso progetto del Water front.
Un milione 850mila euro, già blindati dalla scorsa consiliatura nei Patti per il Sud, è la somma indicata per il recupero, la riqualificazione e il completamento del manufatto, rimasto incompiuto per decenni, ricettacolo di rifiuti e rifugio di fortuna per persone senza fissa dimora, circondato da erbacce e da depositi di materiali vario.
Già approvato il progetto esecutivo e lo scorso dicembre adottata anche la determina di affidamento dei lavori alla società in house del comune di Reggio Calabria, Castore. Tuttavia mancano ancora due passaggi prima di poter iniziare. «Dopo la stipula del contratto e l’arrivo della somma a titolo di anticipazione di liquidità, partirà un cronoprogramma che dovrebbe andare subito a regime e consentirci di terminare entro un anno e mezzo l’opera. Contiamo di iniziare tra sessanta – novanta giorni. Si tratta di un’opera strategica per la riqualificazione di tutta l’area del Water front alla quale conferirà una dimensione più funzionale in chiave turistica e culturale. Un’opera che l’amministrazione guidata da Giuseppe Falcomatà ha voluto recuperare, per conseguire un risultato al quale il padre Italo, da sindaco della Città negli anni Novanta, aveva aspirato», ha sottolineato l’assessore ai Lavori Pubblici del comune di Reggio Calabria, Giovanni Muraca.
Ciò che restava dell’arena Lido - una delle tre presenti a Reggio Calabria negli anni Cinquanta – tra la fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta fu demolito per avviare un progetto di costruzione di un centro congressi. Un cambio di destinazione d’uso dell’area subito contestato da associazioni e ambientalisti quando Agatino Licandro era sindaco di Reggio Calabria. Il centro congressi non fu mai realizzato e l’area andò nuovamente incontro all’abbandono fin quando il sindaco Italo Falcomatà non incaricò gli uffici, ed anche lo stesso architetto Giulio Basile – uno degli attuali direttori dei lavori – di elaborare un nuovo progetto che preservasse la dimensione culturale del luogo, prevalsa nel tempo e voluta dalla cittadinanza.
«Il primo lotto completato con Italo Falcomatà comprendeva la struttura con le colonne che oggi vediamo, e che sarà mantenuta, e gli ampi spogliatoi per attori e artisti posizionati in fondo, oltre che gli impianti ad oggi tutti, naturalmente, da rifare. Nonostante il nome Teatro Arena Lido, non sarà più un’arena all’aperto ma avrà un tetto retraibile che renderà la struttura fruibile per tutto l’anno», ha spiegato l’altro direttore dei lavori, l’ingegnere Alfredo Mesiano.
«Il progetto, finanziato con il decreto Reggio, nacque negli anni 1996 e 1997 nella stanza dell’allora sindaco Italo Falcomatà - racconta Giulio Basile - proprio sulla sua scrivania. Fu lui a volere le colonne, che ancora oggi vediamo, per celebrare la MagnaGrecia e restituire alla città di Reggio Calabria, dopo tempi particolarmente bui, un po' di speranza. Ricordo ancora che, prima di lasciarci nel 2001, mi chiese dello stato dei lavori. Teneva in modo particolare a restituire a Reggio Calabria la sua Arena Lido e la sua bellezza», ha concluso Giulio Basile.
Purtroppo solo il primo lotto dei lavori fu completato agli inizi degli anni 2000. I lavori per il secondo blocco e per il completamento non ebbe mai inizio; i fondi non furono disponibili neppure in seguito, condannando di fatto l’imponente stabile all’incuria e al degrado.
L’amministrazione attuale, guidata da Giuseppe Falcomatà (figlio di Italo, sindaco di Reggio Calabria dal 1993 al 2001), già nello scorso mandato ha voluto riprendere questo progetto per condurlo a completamento. I lavori dovrebbero iniziare a breve. Speriamo che per questo manufatto il tempo dell’incompiutezza e dell’abbandono sia finito.