VIDEO | La presidente della Corte d’appello: «Scopertura media del 50% degli organici». Riprenderanno i lavori per il nuovo Palazzo di giustizia. L’ausilio del Pnrr e gli effetti della Riforma Cartabia
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«Anche quest’anno celebriamo questo importante evento nei locali della Scuola Allievi Carabinieri messi a disposizione dall’Arma - che ringrazio per la disponibilità e l’accoglienza - non essendo ancora fruibile l’auditorium del nuovo Palazzo di Giustizia i cui lavori di completamento riprenderanno a breve, essendo stato pubblicato il previsto bando di gara dopo la cessione - in favore dell’Agenzia del Demanio, a titolo gratuito e per la durata di 99 anni - del diritto di superficie del suolo su cui insiste il costruendo edificio. Il 2024, dunque, farà registrare la ripresa dei lavori per il completamento del nuovo e moderno plesso giudiziario, lavori la cui durata è stimata in circa tre anni». Inizia con il migliore degli auspici la relazione di apertura del nuovo anno giudiziario della presidente facente funzioni della Corte d'Appello, Olga Tarzia.
La speranza per la ripresa dei lavori del nuovo Palazzo di giustizia
Un bilancio che non evita di rimarcare quelli che sono i nodi nevralgici e le annose carenze che, in una terra come quella di Reggio Calabria, pesano in maniera importante. Nonostante le carenze, organiche oltre che strutturali, però, la presidente ha evidenziato i risultati ottenuti a fronte di un lavoro corale e sostenuto di tutta la Procura reggina. E in merito al Palazzo di Giustizia, ancora opera attesa, ha confermato come «il viceministro Sisto, ospite a Reggio Calabria nel novembre scorso in occasione della stipula dell’atto di cessione di cui ho appena detto, ha ribadito l’impegno dello Stato per la conclusione di quest'opera che la città attende ormai da troppi anni. Correva, infatti, l’anno 2005 quando fu posta la prima pietra alla presenza dell’allora ministro della Giustizia, Roberto Castelli, con la purtroppo illusoria previsione di completamento dei lavori nel torno di quattro anni. Il viceministro ha inoltre evidenziato, nella ricordata e recente visita reggina, l’intenzione di recuperare il tempo perduto, rimarcando l’importanza dell’opera perché “la giustizia migliore passa anche attraverso un ambiente giudiziario migliore"». E in effetti, ha ribadito la presidente, la rilevanza di questa opera trascende l’esteriorità e la possibile soddisfazione per il decoro degli ambienti poiché «nessuno di noi, sia chiaro, identifica il prestigio della Giustizia con l’eleganza o la raffinatezza delle sue sedi, ma di certo anche luoghi di lavoro sicuri, dignitosamente decorosi, salubri, destinati ad accogliere gli operatori e gli utenti della Giustizia, costituiscono elementi certo non di contorno ai fini della migliore funzionalità degli uffici. La ripresa dei lavori, quindi, ci conforta e ci rassicura sul fatto che l’ultimazione dell’opera avverrà nei tre anni stabiliti, consentendo alla città di Reggio Calabria di avere, dopo oltre un secolo, un nuovo Palazzo di Giustizia, adeguato ai tempi e funzionale, oltre che dotato di un sistema antisismico all’avanguardia».
L’allarma di Tarzia: «Scopertura dell’organico al 50%»
E mentre si discute del nuovo Palazzo di Giustizia, non viene taciuto che nell’anno appena decorso svariati problemi hanno attanagliato varie sedi di importanti uffici giudiziari: «Il 19 ottobre 2023 è crollata una porzione del solaio dei locali di via Monsignor Ferro in cui hanno sede l’Ufficio del Giudice di Pace e quello della Procura Generale. Le gravi criticità dell’immobile – concesso in locazione dalla Curia Arcivescovile - sono state portate a conoscenza del Ministero della Giustizia ed è in itinere il progetto per il trasferimento della Procura Generale nel contiguo palazzo di proprietà della Città metropolitana di Reggio Calabria (già di proprietà delle Ferrovie dello Stato). Vista la situazione di pericolo, su sollecitazione del Procuratore Generale, si sta concretizzando il trasferimento di una parte degli uffici presso il palazzo storico della Corte d’Appello».
Un bilancio che, tra le carenze annota una «scopertura media del 50% degli organici dei magistrati, c'è il rischio della dispersione delle faticose attività svolte in primo grado». Ma nonostante le carenze, ha rimarcato la Tarzia «la sezione civile, pur con tre magistrati in servizio su otto assegnati, ha ridotto le pendenze nel periodo considerato (30 giugno 2022-30 giugno 2023) definendo 1039 provvedimenti". Anche nelle sezioni penali, "con un organico tabellare ridotto di oltre il 50%, nonostante le particolari complessità di processi della Direzione distrettuale antimafia, senza incorrere in scadenze di termini di custodia cautelare, si è giunti a definire 2354 procedimenti».