Da una parte Mimmo Lucano, dall’altra il parroco del paese. In mezzo i decibel delle campane della chiesa, diventate a Riace improvvisamente motivo di scontro politico. Tutto nasce nel corso della conferenza stampa convocata dall’ex sindaco a pochi giorni dal suo ritorno in patria dopo quasi un anno di esilio per effetto del divieto di dimora. Nel mirino finisce don Giovanni Coniglio, reo secondo Lucano di aver disturbato l’incontro con i giornalisti attraverso i rintocchi delle campane a festa che annunciavano la messa domenicale.

 

«Il parroco del paese lo sta facendo di proposito – ha sbottato Lucano - Del resto lui alle ultime elezioni comunali ha votato per la lista della Lega». Dichiarazioni al vetriolo giunte all’orecchio del primo cittadino riacese Antonio Trifoli, vicino al partito di Salvini, il quale nella tarda serata di ieri ha voluto esprimere solidarietà al prete «per il comportamento ingiurioso tenuto dal sig. Pietro Melia (ex dipendente Rai) e dal sig. Domenico Lucano ex sindaco di Riace in occasione di una conferenza stampa effettuata su spazi pubblici e mai autorizzata. Il festoso suono delle campane – ha spiegato Trifoli - che da secoli in tutto il mondo preannuncia la messa domenicale veniva inteso dallo stesso Melia come una provocazione che disturbava le omelie del rinviato a giudizio Lucano. Lo stesso al suono delle campane proferiva: “Questa è una provocazione… ma è un imbecille questo prete, è un imbecille, fatelo smettere. Chiamiamo il vescovo”».

 

Secondo il primo cittadino «tutto ciò è da considerarsi cosa volgare ed inaccettabile nei confronti del parroco da sempre impegnato per la comunità riacese e di tutti i fedeli che ogni domenica nella chiesa che ospita i gloriosi SS Cosma e Damiano si recano appunto per ascoltare la Santa Messa. L’amministrazione comunale condanna il comportamento di chi vuole imporre le proprie idee non avendo rispetto di quelle degli altri», ha concluso Trifoli.