Vittorio Zito a differenza dei colleghi della Locride riunitisi ieri per confrontarsi sul tema sembra essere propenso a far ripartire l'attività didattica: «È un luogo sicuro e in paese non ci sono focolai»
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Il comitato dei sindaci della Locride nella riunione di ieri ha deciso di sollecitare a tutti i primi cittadini l’assunzione di ordinanze di chiusura della attività didattica con conseguente attivazione della Dad. La decisione non ha trovato pienamente d’accordo il sindaco di Roccella Jonica Vittorio Zito, il quale in un lungo post su Facebook ha spiegato perchè, con tutta probabilità, intenderà far ripartire in presenza le attività scolastiche.
«Un presidente di Regione o un sindaco possono mandare in Dad un intero territorio solo se ricorrono due circostanze – afferma Zito – la prima, che il proprio territorio si trovi in zona arancione o rossa (e dobbiamo ricordare che anche in zona rossa la quasi totalità delle lezioni devono tenersi in presenza); la seconda, che nel suo comune ci siano circostanze di eccezionale e straordinaria necessità dovuta all’insorgenza di focolai o al rischio estremamente elevato di diffusione del virus SARS-CoV-2 o di sue varianti nella popolazione scolastica».
«Roccella, come tutta la Calabria è in zona gialla e ad oggi si registrano 104 casi di Covid accertato con molecolare (sono compresi i risultati dello screening di massa effettuato nei giorni scorsi che ha analizzato 105 soggetti residenti positivi al test rapido, per 42 dei quali il molecolare è stato poi negativo, per cui il dato è molto attendibile). Tra i positivi ci sono solo 3 bambini in età scolare e 2 adolescenti in età da scuola superiore. Sono numeri che giustificano un rischio estremamente elevato di diffusione del virus nella popolazione scolastica? Ovviamente no, perché sono numeri inferiori a quelli avuti in altri momenti della pandemia nelle nostre scuole. C’è a Roccella un focolaio di diffusione del virus? No, perché questi numeri totali di positivi li abbiamo avuti molte altre volte. Certo come sindaco ho il dovere di tutelare la mia popolazione dalla diffusione del virus e in questo ho un potere d’ordinanza che può superare le norme statali. Ma devo prendere provvedimenti adeguati al caso».
«Se le norme attuali prevedono che persino in zona rossa tutti i gradi di scuola (tranne in parte le superiori) devono garantire la frequenza in presenza, mi chiedo: oggi, che non siamo in zona rossa, perché è opportuno attivare la Dad? La risposta non può che essere una: perché i numeri del contagio non sono veritieri e la situazione è assolutamente critica. Premesso che io credo invece che il numero assoluto di positivi sia veritiero – perché è vero che ogni giorno ci sono sempre molti positivi, ma nessuno da notizia di quanti ogni giorno guariscono – qui si pone la seconda questione: se la situazione è eccezionalmente critica, ha senso chiudere solo le scuole? O dovrei assumere una ordinanza che limita i ristoranti ed i bar al solo asporto, chiude le palestre, chiude alcuni servizi alla persona, chiude gli stadi? Se non faccio questo, se cioè dico che la situazione è eccezionalmente critica ma chiudo solo le scuole, affermo che esiste solo un luogo pericoloso per i nostri figli e per noi: la scuola. Mentre tutto il resto è consentito. Ed invece tutti sappiamo che la scuola è uno dei posti più sicuri e controllati. Basta un solo positivo alle elementari per mandare in quarantena tutta la classe e attivare lo screening gratuito dei tamponi».
«Quindi la decisione che da prendere è: chiudere tutto e mandare la scuola in Dad o tenere aperto e tenere la scuola in presenza. Credo che un sindaco può certamente assumere la prima decisione, ma una decisione che riguardi solo la scuola, oltre a non essere fondata, non credo sia legittima, perché riguarda diversi livelli di governo. Queste decisioni non si assumono a cuor leggere, né in un senso né in una altro. E quindi farò tutte le riflessioni del caso fino all’ultimo, sentendo chi governa con me e anche altri consigli. Ma come sempre deciderò in piena coscienza, anche se la decisone fosse impopolare. Perché credo che governare significhi certo ascoltare il sentimento della comunità, ma non assecondarne le paure, valutare gli effetti anche a lungo termine delle decisioni e, soprattutto, decidere in maniera legittima. Anche se la decisione che si assume non fosse in linea con quanto deciso dalla maggioranza degli altri sindaci, che certamente decideranno sulla base delle condizioni di gravità della diffusione del virus sul proprio territorio che, ovviamente, cambiano da comune a comune» ha concluso Zito.