La destinazione dei rifiuti dell’ex area industriale resta il nodo principale da sciogliere. L’obbligo di portarli lontano dalla Calabria potrebbe cadere alla luce del nuovo piano regionale: «Sembra scritto apposta»
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La situazione della bonifica dell’ex area industriale di Crotone si fa sempre più effervescente. Mentre presso il Ministero dell’Ambiente e lo sviluppo economico si è riaperta la conferenza di servizi sulla bonifica, Eni ha fatto sentire la sua voce. Lo ha fatto attraverso l’amministratore delegato di Eni Rewind, Paolo Grossi.
Il manager ha detto sostanzialmente due cose. La prima è che il Piano di bonifica è stato imposto alla società dalla Regione - ricordiamo che c'è un Decreto ministeriale, il n°7 del 3 marzo 2020 che sancisce la decisione presa al tavolo della Conferenza dei Servizi decisoria dell'ottobre 2019 in cui Eni Rewind è obbligata a portare tutti i rifiuti pericolosi fuori dalla regione Calabria - e che la stessa Eni dal 2020 ha avanzato perplessità, dimostrate da una serie di atti giudiziari, su questa soluzione.
Va ricordato che tutte le iniziative di Eni Rewind volte a far rimuovere il vincolo che gli impone di portare i rifiuti fuori dalla Calabria e di creare discariche di scopo per rifiuti tenorm contenenti amianto sono state bocciate a tutti i livelli compreso quello rivolto al Presidente della Repubblica e quello avanzato nell'ultima conferenza dei servizi di febbraio 2023 con la motivazione che “il procedimento non può proseguire in ragione della dichiarata immodificabilità del destino dei rifiuti che, anche per i rifiuti diversi da Tenorm e Norm contenenti amianto, deve trovarsi fuori regione.”
Per la multinazionale i rifiuti dovrebbero essere smaltiti o nella discarica Sovreco, abilitata a raccogliere amianto, o in una nuova discarica di scopo che Eni si è detta disponibile a realizzare e finanziare. Grossi cita i casi di Gela e Porto Marghera, simili a quelli di Crotone, dove Eni è stata autorizzata a realizzare queste discariche per l’indisponibilità di altri siti sul territorio nazionale.
Una presa di posizione chiara, quindi, che però non convince i territori. Anzi. C’è la federazione provinciale del Pd che ha inviato una nuova diffida ad Eni, ma anche al Presidente della Provincia di Crotone, al Presidente della Giunta Regionale, al Ministero dell’Ambiente e al sindaco di Crotone a vigilare affinché Eni rispetti gli impegni presi nel 2019 con la Conferenza dei Servizi. Si perché la cosa che balza subito agli occhi di questa vicenda è il silenzio delle Istituzioni locali.
«È veramente strano che il sindaco di Crotone Voce, piuttosto che contrastare Eni faccia polemica con Oliverio - ci dice l’ex presidente della giunta regionale, Mario Oliverio fra i componenti del comitato civico “Fuori i veleni” - Assuma piuttosto a viso aperto e in modo chiaro, senza tergiversare, un'iniziativa forte e dica ad Eni che quel Piano non si deve modificare. Si impegni Voce affinché si applichi quello che prevede il Pob Fase 2. Non si può continuare a ciurlare nel manico, non si può sollevare polveroni per depistare da quello che è l'obiettivo che oggi è al centro dello scontro con Eni da parte del Comitato “Fuori I veleni” e della stragrande maggioranza della città di Crotone, ovvero che Eni, nel rispetto di quel piano di bonifica approvato nella conferenza dei servizi del 24 ottobre 2019, deve procedere alla rimozione dei rifiuti portandoli fuori Crotone, perché si tratta di rifiuti altamente pericolosi per la salute dei cittadini».
Eni insiste nel dire che non ci sono siti idonei ad ospitare questi veleni ed insiste per realizzare una discarica di scopo. Ma nel programma di smaltimento che presentò nel 2019 come destinazione ad impianti specializzati per lo smaltimento di questi rifiuti erano indicate, oltre le destinazioni nazionali, anche destinazioni all'estero.
«Questo non può essere un problema dei cittadini di Crotone e mi pare strano che Eni se ne accorga dopo cinque anni, dopo aver provato in tutti i modi, e ancora lo sta facendo, ad annullare i risultati della Conferenza dei servizi del 2019. Sulla discarica di scopo poi trovo davvero singolare quanto è successo con il nuovo piano rifiuti licenziato dalla Regione».
Cos’ha di strano il nuovo piano?
«Il Piano dei Rifiuti, approvato nel 2016 è stato modificato il 12 marzo 2024 dal Consiglio regionale, su proposta della Giunta Regionale, rimuove tutti gli ostacoli frapposti al tentativo di Eni di lasciare i rifiuti pericolosi a Crotone. Basta leggere da pagina 370 del nuovo piano dei rifiuti, al capitolo 32. Al paragrafo 32.1 pag. 371 sull’applicazione dei criteri localizzativi (lo strumento che definisce i criteri per l'individuazione delle aree idonee e non idonee alla localizzazione degli impianti di smaltimento e di recupero dei rifiuti, ndr) non si fa più la differenza fra rifiuti pericolosi e non dai rifiuti solidi urbani, gli stessi criteri valgono per ogni tipo di rifiuto. Non solo, ma sempre nel piano, paragrafo 32.2, che elenca i diversi casi in cui si esclude l’applicazione dei criteri localizzativi, leggo testualmente alla lettera n) “discariche per la messa in sicurezza permanente e impianti di trattamento rifiuti realizzati nell’area oggetto di bonifica e destinati esclusivamente alle operazioni di bonifica dei siti contaminati [...] fermo restando l’obbligo di rimozione degli impianti di trattamento a bonifica conclusa”»
Proprio quello che chiede Eni…
«Esattamente, sembra scritto apposta. La cosa più incredibile però è che questo piano è stato oggetto di discussione per poco più di un'ora in commissione prima di essere votato in Consiglio Regionale. Non si è alzata una voce del Comune di Crotone, il sindaco di Crotone non ha fatto neanche una sola osservazione a quel Piano. A nulla vale, o a poco vale, il tentativo di una letterina postuma inviata alla Regione solo 15 giorni dopo l'approvazione di quel Piano, da parte del sindaco per sollevare la questione del fattore di pressione ormai definitivamente rimosso dal nuovo Piano dei rifiuti e dei criteri localizzativi. Lettera a cui, tra l'altro, non ha risposto né il Presidente della Regione né il dirigente generale del dipartimento Ambiente»
Il sindaco, secondo lei, è poco reattivo sulla vicenda?
«Io non ho mai creduto ai sospetti che circolano che si sia piegato a Eni e voglio continuare a non crederci. Per questo chiedo al sindaco di chiedere conto ad Eni, denunci per omessa bonifica Eni Rewind perché è nella sua facoltà e anche nel suo dovere di sindaco della città. Lui è stato eletto sull'onda di un'iniziativa, che ho condiviso, che era quella della difesa ambientale di Crotone, della rimozione dei veleni da Crotone. Allora assuma doverosamente e in coerenza con quella campagna elettorale che lo ha portato a sindaco di Crotone questa battaglia, in una città che è sofferente ed è esposta dal punto di vista delle neoplasie, delle patologie oncologiche, più di altri territori, proprio in conseguenza dell'inquinamento e dell'avvelenamento ambientale prodotto a Crotone».
Il sospetto di manovre elettorali qualcuno potrebbe girarlo anche a lei…
«Io ho un solo scopo che è quello di battermi, come sto facendo, pur non vivendo a Crotone, in modo disinteressato, perché Crotone venga rispettata, perché i cittadini di Crotone siano rispettati, perché le Istituzioni che sono rappresentative dei cittadini, assumano le iniziative a difesa dei cittadini. È semplicissimo tutto qui. Il resto sono piccinerie, sono tentativi di sollevare polveroni che servono solo a uno, ad Eni. Perché Eni nei polveroni ha buon gioco. lo ringrazio per l'impegno tutto il Comitato “fuori i veleni” comprensivo di tutte le forze democratiche, di cittadini, di professionisti che si stanno battendo, supplendo a quello che dovrebbe fare l'istituzione comunale, contro Eni a difesa della città di Crotone e anche per richiamare la Regione a difendere Crotone, perché purtroppo il piano dei rifiuti capovolge la situazione e oggettivamente apre e spalanca le porte ad Eni perché lasci i veleni a Crotone».