Dopo Montecitorio, anche Palazzo Madama dice sì all'accordo fra Italia ed Emirati. La latitanza dell'ex parlamentare potrebbe concludersi a breve
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
Era, di fatto, l'ultimo vero impedimento prima che tutte le procedure potessero velocizzarsi a dovere. Ora che è stato compiuto, per i latitanti italiani stabiliti negli Emirati Arabi Uniti si annunciano tempi durissimi. Nella giornata di oggi, infatti, il Senato ha ratificato il trattato fra Italia e EAU su estradizione e assistenza giudiziaria penale. Un accordo che avrà riflessi non secondari su una delle vicende che più sta tenendo banco negli ultimi mesi, ossia la latitanza dell'ex parlamentare Amedeo Matacena jr, ormai da diverso tempo stabilitosi a Dubai, dove sta trascorrendo una latitanza piuttosto agiata.
Matacena deve scontare una condanna definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa. Proprio di recente, chiamato a testimoniare al processo "Breakfast", dove risultano imputati l'ex ministro dell'Interno Claudio Scajola e la moglie di Matacena, Chiara Rizzo, l'ex parlamentare di Forza Italia ha fatto sapere di essere disposto a presenziare all'udienza e, dunque, testimoniare, una volta rientrato in Italia. E chissà che questo momento non si stia davvero per avvicinare. Ormai poco nulla c'è che possa impedire il ritorno in patria di Matacena. La ratifica del Senato, che segue quella della Camera, assesta un colpo non indifferente alle velleità che non solo Matacena ma molti altri personaggi italiani hanno negli Emirati.
Secondo la vice presidente del Senato, Anna Rossomando, si tratta di «una tappa importante del processo di rafforzamento della cooperazione giudiziaria internazionale in ambito penale, che ha caratterizzato l'impegno del ministro Orlando nell'ultima legislatura». Per la senatrice, «rivendicare questo lavoro svolto, ovviamente, non è piantare una bandierina perché su questi temi vorremmo che ci fosse un affollamento di bandierine che sventolano. Nella mia dichiarazione di voto a nome del gruppo Pd, ovviamente favorevole, ho però voluto ricordare che anche in futuro il Paese, unito, deve impedire che si facciano passi indietro nella lotta alla criminalità organizzata».