Le contestazioni all’ex commissario dell’Agenzia per le aree industriali nell’inchiesta di Catania: «È un “dirigente” del sistema criminale». Commenti in libertà dei suoi referenti infastiditi dopo la nomina: «Ormai è il numero due di Occhiuto»
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Per i magistrati di Catania che hanno firmato l’inchiesta sulle maxi frodi fiscali con 15 indagati e sequestri per 8,2 milioni di euro, Sergio Riitano è «di fatto un “dirigente” dell’organizzazione». Il professionista era anche uno dei tecnici di maggior fiducia dei vertici della Regione Calabria. Roberto Occhiuto gli ha assegnato negli ultimi anni due compiti strategici (e strettamente connessi): commissario liquidatore del Corap e commissario straordinario di Arsai, l’Agenzia che ha soppiantato proprio il Corap. Postazioni considerate fondamentali per lo sviluppo della Regione: un pezzo del futuro della Calabria passa dalla riorganizzazione delle aree industriali. Questo il ruolo istituzionale di Riitano. Che, nelle intercettazioni dei suoi soci, viene definito come una persona molto vicina al governatore.
Il guaio è che, secondo la Procura etnea, il professionista avrebbe avuto altri interessi: «Si è occupato – scrive il gip – quantomeno per le regioni Calabria e Lazio, di procacciare, per conto dell’organizzazione, società alle quali proporre il core business del sistema criminale» basato su false fatturazioni e somministrazione di lavoratori per ottenere benefici fiscali. L’offerta, secondo l’accusa, è di proporre «l’assunzione da parte delle società consorziate del personale dipendente di fatto già all’opera presso i clienti del Consorzio Logatrans e del Consorzio In&Out consentendo così ai clienti di ottenere molteplici vantaggi, come la maggiore flessibilità nella gestione dei lavoratori e l’ottenimento di indebiti vantaggi fiscali».
Riitano, dunque, sarebbe un «procacciatore di clienti per le società del sistema consorzio»: un fatto che sarebbe corroborato dai verbali dell’Ispettorato del Lavoro di Vibo Valentia, nei quali il manager «si qualifica, a detta del personale intervistato, quale referente del consorzio».
Il modus operandi dei consorzi
Ma come funziona il sistema che Riitano avrebbe rappresentato? Il meccanismo di frode smascherato dall’operazione Dentro o fuori prevedeva uno schema operativo ricorrente, suddiviso nelle in più fasi. La prima: si formano una serie di consorzi (con sede legale a Roma e Firenze) e società consorziate (oltre 26 susseguitesi nel tempo distribuite tra le province di Milano, Firenze, Roma, Catania e Messina), tutte prive di una propria organizzazione, di mezzi e senza l’assunzione di alcun rischio d’impresa, aventi di norma un ciclo di vita molto breve e con ingenti debiti tributari.
Le società – legalmente rappresentate da prestanome, spesso nullatenenti e privi di competenze professionali adeguate – diventavano semplici serbatoi di manodopera. I lavoratori assunti erano per lo più provenienti dalle aziende divenute clienti e sarebbero poi stati messi a disposizione proprio di queste ultime sotto forma di appalto di servizi fittizio.
Lo scopo delle aziende coinvolte nell’operazione Dentro o fuori sarebbe stato quello di esternalizzare, solo in apparenza, la forza lavoro. Il vantaggio, per le società clienti, sarebbe stato quello di avere maggiore flessibilità a fronte di una riduzione di costi sul lavoro e degli oneri legati sia ai lavoratori che alla gestione degli appalti. Per gli ideatori del sistema, invece, sarebbero arrivati ingenti profitti illeciti derivanti dal mancato pagamento allo Stato dei debiti erariali (per imposte e contributi) maturati dal consorzio e dalle consorziate. Questi debiti sarebbero stati neutralizzati attraverso indebite compensazioni con crediti Iva inesistenti derivanti dal simulato acquisto di beni strumentali da società “cartiere”, in realtà costituite dal sodalizio criminale per emettere fatture false.
I guadagni di Riitano: 309mila euro in 5 anni
A proposito di benefici per gli indagati: secondo i pm catanesi Riitano avrebbe ottenuto negli anni tra il 2018 e il 2023 circa 309mila euro, come «referente» del gruppo per la Calabria, «territorio in cui è concentrata una fetta consistente in termini di fatturato della clientela dei consorzi Logatrans e In&Out, nonché per la regione Lazio».
Riitano sarebbe andato a caccia di appalti per conto dei domunus del sistema Gaetano Sanfilippo e Antonio Paladino. Lui stesso, appunta sempre il gip, «si definisce “direttore del consorzio”». C’è un’intercettazione in cui Sanfilippo e Paladino discutono del ruolo del manager originario di Cosenza per lagnarsi del suo impegno in Regione, che potrebbe distrarlo dal business. Nella conversazione gli imprenditori «si lamentano di Sergio Riitano, che sembrerebbe eccessivamente proiettato sul Corap – Consorzio regionale per le Attività – e, quindi, sull’attuale incarico ricoperto in seno alla Regione Calabria quale dirigente pubblico; gli interlocutori sottolineano come tale incarico sia a lui molto gradito e percepisca uno stipendio di circa “diecimila euro al mese”».
Le parole in libertà dei soci: «Riitano è il numero due di Occhiuto»
L’eventuale defezione di Riitano preoccupa il gruppo: «Paladino fa capire che con l’attuale incarico pubblico sta percependo più soldi rispetto a quando lavoravano insieme, ma che con “loro”, in futuro, avrebbe potuto superare quella cifra». Poi sottolinea che, «nonostante l’attuale incarico pubblico, sta ugualmente percependo, anche in aspettativa, 3mila euro dal Consorzio In&Out». I due interlocutori dicono anche che «Riitano era il loro uomo immagine e che, per tale ragione, lo mandavano a “fare i contratti” assumendo, in pratica, il ruolo di direttore commerciale». Questa la frase di Sanfilippo: «Il commerciale era, il direttore commerciale faceva il giro dei clienti… le cose, era di bell’aspetto».
Arrivano anche commenti in libertà sul ruolo di Riitano alla Cittadella regionale: «In questo momento in Calabria – dice Sanfilippo – è il numero due dopo Roberto Occhiuto». Un’iperbole per rappresentare che, secondo l’imprenditore intercettato, Riitano è molto vicino al governatore. Paladino rilancia: «Ha un incarico veramente importante cioè Occhiuto è come… non gliene… manco lo controlla perché è amico suo». La giunta regionale, ieri mattina, lo ha sostituito in poche ore con Sergio De Felice.