«La mia famiglia vive a Homs, in Siria. Quella notte, il terremoto li ha colti nel sonno. Si sono svegliati all’improvviso. Hanno subito temuto, vivendo al primo piano, che la casa crollasse addosso a loro. Così si sono riversati in strada, mentre già le mura si stavano sgretolando. Nel cuore della notte si sono ritrovati fuori, in strada e al freddo». Il cuore di una giovane siriana, a Reggio Calabria dopo essere andata via dal suo paese dilaniato dal conflitto armato, si spezza quando pensa alla sua famiglia lontana e in un luogo tra i più pericolosi.

«La mia famiglia con tutta la popolazione siriana continua a soffrire anche a causa di questo terremoto, dopo 11 anni di guerra e distruzione. Hanno vissuto momenti di panico e paura. Che Dio li aiuti tutti». Invoca e ringrazia Dio mentre riporta il racconto di quelle ore di terrore e di questi giorni di angoscia, reso dalla sua famiglia fortunatamente sopravvissuta. Una testimonianza preziosa che con lei, direttamente dai luoghi duramente colpiti, giunge a Reggio, città che anche ha conosciuto disastri e disperazioneUna testimonianza che diventa un’accorata preghiera per chi non è sopravvissuto e per chi ancora non è al sicuro.

La terra spaccata

È trascorsa una settimana dal devastante terremoto di oltre 7.5 di magnitudo, che ha colpito la Turchia sudorientale e la Siria nordoccidentale la notte tra il 5 e il 6 febbraio. Supera 40mila il numero dei morti. Un numero destinato solo a aumentare. Sempre più tragico, dunque, il bilancio di questo sisma. Si affievoliscono le speranze di trovare ancora sopravvissuti. La paura e la disperazione non hanno ancora abbandonato quei luoghi flagellati dalla terra che si è spaccata.

Continua a leggere su IlReggino.it