In principio erano quattro: Catanzaro, piana di Gioia Tauro, Sibaritide e Vibo Valentia. Mentre per gli ultimi tre, però, sedici anni sono serviti almeno a mettere assieme progettazione e, in alcuni casi, anche la posa della prima pietra; per il primo, invece, questo lasso di tempo non è stato sufficiente neppure a quello.

L'ospedale che non c'è

Il nuovo ospedale di Catanzaro, questo sì, non esiste: manca la progettazione, manca una collocazione e, soprattutto, non è previsto in alcun accordo di programma, se non come vaga ipotesi. Depennato nel 2012 dal ministero della Salute e dal Mef dal documento programmatico del 2007, il nuovo ospedale non vi è più rientrato, nel successivo aggiornamento, per la totale assenza dei presupposti alla sua realizzazione.

Sine qua non 

Due le condizioni poste per la sua nascita: l’accorpamento tra l’ospedale Pugliese e il policlinico universitario «al fine di conseguire un’organica offerta sanitaria ed economie di gestione» e la «contiguità fisica tra il plesso universitario, realizzato in località Germaneto di Catanzaro, e la realizzanda nuova struttura ospedaliera». Nel 2019, l’ex commissario ad acta e il sub, Saverio Cotticelli e Maria Crocco, nell’aggiornare il precedente documento programmatico sentenziavano l’inserimento dell’opera in un successivo accordo.

La tela di Penelope

La ragione al fondo è sempre la stessa: l’accorpamento tra le due aziende – tra resistenze, boicottaggi, passi falsi e incostituzionalità delle leggi costitutive – era sparito dalle rotte, e con questo anche l’ambizione di veder nascere un nuovo ospedale. Nel parere trasmesso nel 2012 dai due ministeri si chiedeva espressamente di inserire l’opera in un successivo accordo dimostrando però «la convenienza e la sostenibilità economico gestionale e gli obiettivi di salute che si intende perseguire».

Il ruolo di comparsa

Nel documento programmatico del 2019, quindi, l’ospedale di Catanzaro appare ma nel solo ruolo di comparsa. Vi è, infatti, uno stralcio attuativo in cui vi rientra l’adeguamento e il potenziamento dell’ospedale di Crotone (25 milioni), l’adeguamento e il potenziamento dell’ospedale di Lamezia Terme (20 milioni), la realizzazione del nuovo ospedale di Cosenza (375 milioni), la realizzazione della cittadella della salute di Cosenza (40 milioni) e il potenziamento tecnologico del Gom di Reggio Calabria (1 milione e mezzo).

Stralcio programmatico

Il nuovo ospedale di Catanzaro scivola nel secondo stralcio programmatico (170 milioni) assieme alla cittadella della salute (40 milioni) e all’adeguamento funzionale ed impiantistico del plesso Mater Domini (25 milioni) ma si tratta di interventi che dovranno essere inseriti in un accordo di programma, successivo a quello del 2019. Quest'ultimo, così dettagliato, attende ancora il via libera dal ministero della Salute. Una nuova versione aggiornata è stata trasmessa, di recente, con una rimodulazione delle linee di finanziamento e si trova in fase di valutazione preventiva a Roma.

Scenario futuribile

Pur se si annuncia imminente la sottoscrizione del protocollo d’intesa tra Regione e Università che dovrebbe portare alla nascita dell’azienda unica con una dotazione complessiva di 855 posti letto, resta al contrario uno scenario del tutto futuribile la realizzazione del nuovo ospedale, la sua collocazione e la distribuzione di funzioni tra i due plessi. Nella sua prima versione, sarebbe dovuto sorgere in prossimità del policlinico universitario – collegato a questo attraverso un tunnel di cento metri – in sostituzione dell’ospedale Pugliese.

Campo accidentato

Nel 2007 venne eseguito uno studio di fattibilità che ne prevedeva la nascita in contrada Dorcina a Germaneto. Nella primavera del 2011 una campagna di rilievi nell’area che confermarono la bontà della scelta e, poi, più nulla di ufficiale. Si susseguirono, persino, ipotesi di distruzione e ricostruzione dell’ospedale Pugliese nella sua attuale posizione ma in assenza di una progettazione che ne valuti aspetti tecnici e impatto economico ci si continua a muovere nel campo accidentato dell’alea.

Modalità di marcia

L’unica indicazione certa, per ora, la si ritrova nel parere reso nell’agosto del 2012 dal ministero della Salute e dal Mef alla Regione. Lo stesso atto che dichiarava decaduta la programmazione dell’opera contiene parallelamente istruzioni e modalità di marcia. Il nuovo accordo di programma dovrà chiarire «la funzione di rete che si intende attivare con l’entrata in esercizio del nuovo ospedale di Catanzaro – scrivevano da Roma - rispetto al bacino di riferimento. Occorre dimostrare la convenienza e la sostenibilità economico gestionale e gli obiettivi di salute che si intende perseguire».

In potenza

In poche parole, la distribuzione delle funzioni tra i due plessi. Attualmente, il policlinico universitario è nettamente sottodimensionato rispetto alle sue reali capacità. Secondo l’ultimo report stilato da Agenasha una dotazione di 234 posti letto ma, in potenza, potrebbe ospitarne fino a 450 dal momento che vi sono intere aree prive di destinazione. Per i due ministeri, prima di progettare un nuovo ospedale sarà necessario saturare quelle aree inutilizzate chiarendo la distribuzione di funzioni che dovranno svolgere i due plessi, di quella che si spera sarà l’azienda unica Renato Dulbecco.