Nuova deposizione del colonnello della Guardia di finanza Nicola Sportelli, testimone chiave nel processo a carico dell'ex sindaco Mimmo Lucano
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«Il progetto Cas era il salvadanaio del modello Riace». È uno dei passaggi più importanti della nuova deposizione del colonnello della Guardia di Finanza Nicola Sportelli, teste chiave dell’accusa al processo in corso a Locri contro l’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano, imputato insieme ad altre 25 persone per associazione a delinquere, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e truffa sulla gestione dei progetti di accoglienza agli immigrati.
«Il Cas era la famosa economia che Lucano riusciva a fare - ha rimarcato il finanziere - un guadagno pulito senza riuscire a fornire i servizi». Sotto la lente di Sportelli anche alcune somme che Lucano, con l’aiuto degli imputati Capone e Ierinò, avrebbe distratto dal conto dell’associazione Città Futura a beneficio di alcuni fornitori riacesi in difficoltà con la rendicontazione dei bonus da presentare come pezze d’appoggio. «Si tratta - ha osservato il teste - di somme dello Sprar, quindi soldi pubblici, la cui distrazione non aveva nessuna finalità con l’accoglienza».
Rispondendo alle domande del pubblico ministero Michele Permunian, Sportelli rimarca come «al fine di poter ottenere risorse in più, si faceva apparire costi non sostenuti con prestazioni occasionali fittizie, che servivano solo a gonfiare i costi». Come riscontro a queste ipotesi investigative ci sarebbe una fattura di prestazioni di servizio pagata da Città Futura all’associazione Welcome, istituita nel 2016, di 62 mila euro ritrovata dagli inquirenti nella rendicontazione del Cas. «Ma nel 2016 - ha precisato il teste - l’associazione Welcome non aveva dipendenti».
Un meccanismo dietro il quale, secondo l’interpretazione del giudice Fulvio Accurso, potrebbe prefigurarsi il reato di peculato. Ma c’è un altro passaggio della deposizione del colonnello Sportelli non passato inosservato. Riguarda i contenuti di una serie di intercettazioni captate in cui Lucano e il magistrato Emilio Sirianni (che non è indagato) commentano alcune dichiarazioni pubbliche di Nicola Gratteri che, incalzato da alcuni cronisti nel 2017 su Riace e Lucano, ha preferito glissare. «Si tratta di conversazioni che non hanno rilevanza sul profilo penale» - ammette il teste. Il processo riprenderà il prossimo 17 dicembre.